Insicurezza ed ansia

Salve, scrivo perché credo sia arrivato il momento di chiedere un valido consiglio, dal momento che mi rendo conto di non riuscire più a gestire questa mia insicurezza cronica che mi accompagnando ormai da anni..alla quale ora sento affiancarsi un costante stato ansioso e pensieri negativi che mi tormentano. Nonostante sia laureata mi sento sempre inadeguata e sono cosciente di non essere un genio, (mi imbarazzo se mi chiamano dottoressa perche penso di non meritare questo titolo),mi impegno ma penso che non basti..ora sto affrontando un nuovo lavoro e mille paure di sbagliare mi stanno logorando. Molte volte mi viene voglia di mollare tutto e star mene a casa...ma in fondo non sono neanche una brava casalinga, mi giudico una eterna mediocre...insomma se dovessi dire in cosa sono brava od in cosa sono portata..direi nulla! E questo mi fa stare male..essendo oltretutto circondata da persone più che valide..professionalmente e non solo. A tutto ciò si unisce una madre che, sicuramente mi vuol bene, ma altro non fa che aumentare questa mia insicurezza con continue critiche sul mio modo di organizzarmi..ovviamente errato, gestire la casa...sul mio modo di crescere il mio bimbo, perfino sul mio modo di vestire..pettinare..insomma su tutto, per poi sentirmi dire che sono consigli per il mio bene. Sono cosciente che ci sono problemi più seri di questi ma avevo davvero bisogno di sfogarmi e di esser ascoltata. Grazie
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile signora,

dal momento che la situazione La fa soffrire e non Le permette di vivere bene nè il Suo ruolo nè di fare scelte all'altezza delle Sue qualità poichè si sente costantemente inadeguata, potrebbe provare a parlarne di persona con uno psicologo, consapevole del fatto che non ci sono problemi poco seri e poco importanti se ci fanno stare a disagio.

Che cosa ne pensa?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Utente
Utente
È da tempo che ci penso, ma non so perché mi manca il coraggio, o forse lo so, significherebbe ammettere realmente che un problema esista davvero. Ma in fondo credo che sia la cosa giusta da fare. Grazie
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Che aspettative ha?
Come immagina un colloquio con lo psicologo?
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Utente
Utente
La mia massima aspettativa sarebbe riuscire ad avere più stima di me, eliminare quei pensieri negativi che non mi fanno dormire. Immagino un colloquio un momento in cui potermi liberamente confrontare con una persona che mi sappia ascoltare e di cui potermi fidare in modo tale da non dovermi vergognare di mettere a nudo queste mie insicurezze.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Cara Utente,

è lei che si considera mediocre in tutto o è sua madre a farlo?

Da quanto ci scrive infatti sembra piuttosto chiaro che sua madre le comunica costanemente sfiducia e alimenta la sua insicurezza in ogni aspetto della vita, dai più importanti ai più banali, visto che le rivolge

"continue critiche sul mio modo di organizzarmi..ovviamente errato, gestire la casa...sul mio modo di crescere il mio bimbo, perfino sul mio modo di vestire..pettinare..insomma su tutto".

Perchè non comincia a tenerla un po' più fuori dalla sua vita?

Avere vicino una fonte costante di critiche non può permetterle di farsi una sua idea su sè stessa, perchè ha costantemente nelle orecchie la voce e le idee di qualcun'altro.

Per quanto sua madre possa volerle bene non riesce evidentemente a rispettarla come individuo separato da sè e come donna adulta che ha il diritto di fare delle scelte diverse e anche degli errori, come tutti e come anche sua madre ha sicuramente fatto nel corso del tempo.

Che vita ha fatto sua madre?
Quali rimpianti e frustrazioni può avere?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Utente
Utente
Ha avuto molti problemi soprattutto con i propri genitori e devo ammettere che ha molto sofferto in passato, e porta con se da sempre queste sue problematiche....è vero Lei ha detto una cosa giustissima..dovrei avere il coraggio di allentare i rapporti , ma non ci riesco, mi assalgono i sensi di colpa...è , come dire, un circolo vizioso...
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Pensa di dover in qualche modo riparare a quello che sua madre ha subito e sofferto in passato?
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Utente
Utente
No, non penso spetti a me questo ruolo, io credo solo che l'unica cosa che posso fare sia di non procurar le altro dolore, quale sarebbe un allontanamento, ed è qui che mi blocco perché in questo modo non prenderò mai in mano la mia vita, e lo so che in fondo da qui cominciano le mie ansie che mi portano a vivere anche un banale errore lavorativo come una tragedia e farmi sentire una fallita.
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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicologo, Psicoterapeuta 1.6k 38 9
Gentile utente,
l'assertività è la capacità di relazionarsi nel rispetto di se stessi e degli altri;.

Alcuni hanno più difficoltà nel mettere in atto comportameti assertivi, ma secondo gli psicologi cognitivisti essi possono essere appresi; possiamo imparare a comportarci con maggiore rispetto di noi stessi e degli altri.

cordiali saluti

Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Servizi on line
Breve Strategica-Gestalt-Seduta Singola
Disturbi psicologici e mente-corpo

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Utente
Utente
C'è qualche lettura che potrebbe aiutarmi? So che non basta..ma potrebbe essere l'inizio di un percorso
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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicologo, Psicoterapeuta 1.6k 38 9
Penso che potrà facilmente trovare qualcosa in rete, ad ogni modo conosco un piccolo libro di G.Lanari "La comunicazione assertiva" Ed Finson 2004 scritto in modo semplice e chiaro.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
"da qui cominciano le mie ansie che mi portano a vivere anche un banale errore lavorativo come una tragedia e farmi sentire una fallita"

Non penso proprio che ogni suo problema nasca dal fatto che non riesce a separarsi da sua madre, ma che la sua immobilità attuale sia la conseguenza di una serie di questioni irrisolte che si intrecciano anche con la sua carenza di autostima.

Se vuole un'indicazione bibliografica posso suggerirle la lettura di questo libro:
"Madri e figlie. Legami e conflitti tra due generazioni" di Anna Salvo

La situazione richiede però con tutta probabilità un intervento psicologico diretto, che non può essere sostituito da alcuna lettura.
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Utente
Utente
Innanzitutto grazie, e' molto bello ed utile confrontarsi con tutti voi, ogni volta che leggo una risposta per me e' uno spunto per una nuova riflessione, ora continuo a pensare quali situazioni irrisolte mi portò dietro e l'unica cosa che mi si ripete nella mente sono gli odiosi anni del liceo, porto ancora rancore verso i professori ed alcuni compagni...li davvero non mi sentivo all'altezza...
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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicologo, Psicoterapeuta 1.6k 38 9
gentile utente,
lei dice di essersi lasciata con un ragazzo meraviglioso causa lontananza, gelosia e litigi vari, non perchè non le piacesse quindi. Dice anche che lui le vuole ancora bene, ma sta con un'altra.

Ad ogni buon fine le segnalo il mio articolo:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2664-le-storie-sentimentali-non-chiuse.html

cordiali saluti
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Utente
Utente
Gentile Dott.ssa penso ci sia stato in errore nell'invio della Sua risposta perché non sono io che Le ho parlato di un ragazzo.

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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
"l'unica cosa che mi si ripete nella mente sono gli odiosi anni del liceo, porto ancora rancore verso i professori ed alcuni compagni...li davvero non mi sentivo all'altezza..."

Le è quindi chiaro che il problema non nasce adesso, dall'invadenza attuale di sua madre, ma che è sorto ben prima.
Cosa succedeva in quegli anni?
Ne parlava in casa?
Se sì, che atteggiamento ha avuto sua madre nei suoi confronti?
L'ha incoraggiata o dava ragione a chiunque avesse un comportamento che la feriva?
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dopo
Utente
Utente
Diciamo che sono stati gli anni bui della mia vita, li ho vissuti in maniera traumatica e molto spesso volevo cedere sempre perché non mi sentivo all'altezza e forse realmente era troppo per me, ma ho resistito fino alla fine incoraggiata dai miei genitori a non demordere. Ma cosa c'era di male ad ammettere che quella scuola con sperimentazione era troppo faticosa per me? Perché non spingermi a cambiare non scuola ma almeno eliminare quella sperimentazione che odiavo tantissimo!! Per me non sarebbe stato un fallimento, io penso che una persona non debba sottostimarsi ma neanche darsi degli obiettivi troppo oltre le proprie capacità altrimenti ti trovi una vita a lottare con le tue insicurezze. Con mia madre gli anni adolescenziali sono stati maggiormente di scontro, corsa ancora di più rispetto ad ora...
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Dr.ssa Valentina Sciubba Psicologo, Psicoterapeuta 1.6k 38 9
Gentike utente,
in effetti ho sbagliato a postare quel contenuto che era diuna altro consulto, non so come è successo.
E' normale che nell'adolescenza ci siano degli scontri con i genitori, bisogna preoccuparsi se non ci sono.
E' importante che siano definiti i confini del proprio spazio. Ci faccia sapere come va con l'assertività se decide di informarsi e formarsi.
cordiali saluti
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Utente
Utente
Certamente Vi farò sapere, sono molto decisa a continuare questo processo di informazione e formazione
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
"Ma cosa c'era di male ad ammettere che quella scuola con sperimentazione era troppo faticosa per me? Perché non spingermi a cambiare non scuola ma almeno eliminare quella sperimentazione che odiavo tantissimo!!"

E' curioso che da un lato sua madre critichi ogni minima cosa che la riguarda, e dall'altro non le abbia consentito di lasciare una scuola che non faceva per lei (non perchè non avesse le capacità per portarla e termine, ma perchè accanto all'intelligenza occorrono anche la motivazione e il desiderio di sacrificare tutto il resto per studiare solamente).

L'atteggiamento di sua madre è quindi ambivalente: da un lato non va bene nulla di ciò che lei fa, dall'altro si attende da lei risultati brillanti.
Non si può però comunicare allo stesso tempo forti aspettative e sfiducia a un figlio (soprattutto quando è adolescente) senza che questi non rimanga segnato dall'ambiguità e dalla contraddittorietà del messaggio che riceve.

Forse anche per questo lei non riesce ancora a farsi una sua idea su sè stessa e a comprendere che ha anche dei diritti nei confronti di sua madre, non solo dei doveri.
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dopo
Utente
Utente
Si LEi ha perfettamente ragione..io mi sento proprio così...vivo una contraddittorietà continuavorrei sempre il massimo da ciò che faccio ed il mio senso di frustrazione deriva dal fatto che non riesco ad ottenerlo ed mi autocritico in tutto, e poi mi creò delle"punizioni" quando non raggiungo il mio obiettivo, cominciando a trascurami anche fisicamente.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Se sente di vivere in prima persona questa contraddittorietà è perchè ha interiorizzato l'atteggiamento ambivalente di sua madre, facendolo proprio.

E' importante che faccia qualcosa per cambiare questo stato di cose se non vuole che anche il suo bambino ne risenta.
Quanti anni ha?
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dopo
Utente
Utente
Ha quasi 3 anni...ma cosa devo fare per modificare e soprattutto salvaguardare il mio piccolo?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Deve iniziare a cercare un aiuto e a non pensare che il problema sia irrisolvibile perchè sua madre in passato ha sofferto e quindi lei si sente in dovere di subire qualunque cosa da parte sua per non farla "star male".

Immagino che fra le varie forme con cui si è concretizzata l'invadenza e la tendenza a svalutarla di sua madre rientrino anche discussioni su cosa sia "il meglio" per il bambino, e che quindi il piccolo percepisca che fra voi c'è tensione e risenta sia di questo, sia del fatto che lei si sente infelice e non realizzata.
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dopo
Utente
Utente
Assolutamente si, l'oggetto delle nostre maggiori discussioni ultimamente e' stato proprio il modo di crescere il piccolo, se prende solo un raffreddore ecco che piovono critiche su come lo cresco e lo curo, anche se, e questa forse e' l'unica certezza della mia vita, lo sto crescendo con tutto l'amore che ho e con tutte le attenzioni che posso e credo che lui se ne stia accorgendo perché è' legatissimo a me. Vorrei anche aggiungere che mi accade questo:quando penso di star facendo bene e cresce un po' la mia autostima ecco che subito c'è il contraccolpo negativo che mi deve ricordare..non ti illudere..non sei capace...sempre così succede e mi fa una rabbia enorme!
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
La rabbia le deriva dal fatto che in fondo sa di valere, ma non riesce a riconoscerselo perchè lascia che sua madre continui a dettare legge e a influenzare il parere che ha di sè stessa.

Stare vicino a sua madre se ne ha bisogno non significa però lasciarsi fagocitare da lei e non metterle alcun limite.
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dopo
Utente
Utente
E se non fosse così? Cioè mi spiego meglio: e se la mia rabbia dipendesse dal fatto che in fondo io sono cosciente di non valere ed uso mia madre come alibi? Se fosse così allora sarebbe davvero molto triste e grave...come si può arrivare ad una risposta?
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Penso che lei non sia nella posizione di avere un parere sul suo proprio conto perchè finora è valso solo quello di sua madre (o, meglio, è prevalso il suo atteggiamento svalutante che non è detto rispecchi ciò che pensa davvero di lei, ma che può essere esibito per molti e diversi motivi).

Da quanto ci dice è laureata, lavora, ha un bel bambino: non mi sembra nè un'incapace, nè una fallita.
Chiaramente però se si continua a sottoporre alla tortura delle critiche onnipresenti di sua madre è difficile che se ne renda conto e nessun risultato sarà mai sufficiente a farla sentire soddisfatta e sicura di sè.

Se iniziasse a prendere le distanze se ne renderebbe conto, ma secondo me le occorre anche un aiuto psicologico per rivedere i tanti aspetti che sono stati influenzati dal comportamento e dall'atteggiamento di sua madre.
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