Paura infarto, ansia generalizzata, somatizzazione

Buongiorno,
do seguito a un mio precedente consulto in cardiologia.
Da ormai 6-7 anni soffro di ansia generalizzata, attacchi di panico e negli ultimi anni paura di morire, principalmente di infarto o malattia cardiaca. Tutto è iniziato con un attacco di panico per una stretta al cuore con conseguente corsa al PS. Da quel giorno non riesco più ad allontanare il pensiero che ci sia qualcosa al cuore. Ciò è alimentato costantemente da fastidi, bruciore, stretta, oppressione alla zona sinistra del petto a mano aperta che mi fanno preoccupare.
In generale sono sempre stato una persona ansiosa, ma quando il problema è diventato incessante, con ansia generalizzata dal mattino e per un periodo difficoltà nel prendere sonno, ho deciso di chiedere aiuto ad uno psicologo specializzato in terapia cognitivo comportamentale.
Dopo un periodo di terapia di 12 mesi, sono stato un po meglio e da allora riesco a gestire gli attacchi di panico, che infatti sono diminuiti anche se non del tutto spariti. Il problema che però mi lascia ancora non felice di tutta questa situazione è la relativa ansia generalizzata e la costante sensazione di essere sempre in allerta con un magone al petto, come se dovessi fare qualcosa di importante, non riuscendomi così a rilassare. A tutto ciò come accennato all'inizio, ci sono sintomi al petto e tachicardia (di solito sui 90bpm) che non mi fanno stare tranquillo e facendomi pensare che una frequenza così alta possa, a lungo andare, danneggiare il cuore e portarmi ad un attacco cardiaco.
Perciò sono ritornato dallo psicologo, che però, dopo solo 2 sedute, secondo me e spero in buona fede, mi ha fatto capire che continuare con la terapia sarebbe stato pressochè inutile in quanto il percorso da fare era stato concluso e in quanto, dopo avermi fatto compilare dei test, non risultava nulla di particolarmente grave. Infatti ce da dire che la mia ansia non è invalidante, visto che lavoro, esco e affronto le mie paure, perchè so che in cuor mio sono più forte. Purtroppo però quando passa il tempo e non vedo miglioramenti, mi scoraggio perchè non riesco a capire il motivo per cui devo "soffire" in questo modo, visto che conduco una vita abbastanza normale.
Ho avuto le mie difficoltà nel periodo della maturità, con la perdita di mio padre per un tumore ai polmoni e le difficoltà affrontate da mia mamma per accudire me e mio fratello senza purtroppo nemmeno un sussiduo pensionistico del mio papà.
Volevo avere un parere per capire se lo psicologo ha ragione, visto che mi ha anche consigliato (non prescritto perchè so che non potrebbe) di iniziare un antidepressivo, che però io alla mia età (28 anni) non voglio assolutamente prendere anche perchè ripeto che tutto ciò non mi invalida la vita, ma me la rende più difficoltosa e stancante se così si può dire, cosa che io non accetto e forse il problema è proprio in questo punto. Mi scuso per la lunghezza e ringrazio chi mi vorrà dare un parere o un aiuto.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

non ho capito se attualmente Lei ha ancora degli attacchi di panico (NON l'ansia, ma un vero e proprio attacco di panico) oppure se ha definito la sensazione di ansia come "attacco di panico".

Le chiedo questo perchè molte persone fanno confusione sui due stati, che sono ben diversi. Tutti noi, infatti, proviamo ansia, a volte anche in maniera molto intensa.

Il problema delle persone ansiose è che sono allenate ad ascoltare ogni piccola attivazione del proprio corpo, ragion per cui è chiaro che la percezione dell'ansia non diminuisce e quindi la valutazione del Collega a mio avviso è corretta (ovviamente dico questo con i limiti del consulto on line).

E' anche vero che Lei dovrebbe avere ora un metodo serio per affrontare questi stati e che Le è stato insegnato in terapia per fronteggiare anche queste situazioni.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie dottore.
Il mio problema ora più che mai è la sensazione di ansia generalizzata, dalla mattina che va man mano aumentando nel corso della giornata. L'attacco di panico è una cosa che non sperimento più da qualche tempo perchè nei momenti in cui l'ansia è più forte cerco proprio di mettere in atto gli insegnamenti che lei dice. Il problema però è che la sensazione di ansia, magone, tachicardia, e magone in petto come se dovessi affrontare qualche cosa di importante (esame, discorso ecc) non dandomi la possibilità di rilassarmi. Dico questo per rendere l'idea del mio disagio. C'è da dire che tutti questi fenomeni aumentano in situazioni che per me sono stressanti.
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Dr. Massimiliano Iacucci Psicologo, Psicoterapeuta 146 4 20
Io credo che se lei sente di aver bisogno anche solo di un sostegno può riprendere la terapia, eventualmente con un altro terapeuta se il suo non è disponibile.
L'ansia che lei prova sembrerebbe sempre legata al timore di poter avere un infarto. L'idea di fondo è rimasta anche se sembra essere aumentato il suo senso di autoefficacia e ridotta la sua percezione di vulnerabilità. Dovrebbe sapere che l'intensità dell'ansia, in ottica cognitivo comportamentale, dipende dalla probabilità attribuita alla minaccia e alla sua gravità percepita ed è ridotta per via del senso di autoefficia percepito (sentirsi capace di affrontare la minaccia) e per la disponibilità percepita di aiuto esterno.
Sembrerebbe che ci sia ancora in lei l'idea che la minaccia, grave, possa accadere.

Dr. Massimiliano Iacucci - Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale
https://www.ordinepsicologilazio.it/albo/massimilianoiacucci/

[#4]
dopo
Utente
Utente
Si infatti dottore. Credo che l'idea di fondo sia rimasta, proprio perché sento questa tachicardia (esami cardiaci fatti e tutto ok) che mi fa pensare che a lungo andare possa creare problemi. Posso quindi dire allo psicologo che mi sentirei più tranquillo nel continuare o sono,detto molto francamente, soldi buttati?
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Dr. Massimiliano Iacucci Psicologo, Psicoterapeuta 146 4 20
Secondo me lei ha il diritto di dire quello che pensa al suo psicologo.
Ovviamente in terapia si dovrà lavorare sulla genesi delle sue convinzioni in modo da poterle modificare. Sennò saranno "soldi buttati".
Lei sembrerebbe avere un'alta attenzione focalizzata sul cuore e su alcuni sintomi. Insomma si controlla costantemente per prevenire un possibile danno grave alla sua salute.
Su questo tema si deve e si può lavorare in terapia perché questa attenzione focalizzata è un potente fattore di mantenimento delle sintomatologie legate all'ansia e va quindi ridotta attraverso un lavoro terapeutico.
Più lei si controlla e più i sintomi peggiorano e più peggiorano più si controlla. È un circolo vizioso che va interrotto.
Saluti.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

considerato che si è recato dallo Psicologo per essere *curato*
riprendendo il percorso "..Dopo un periodo di terapia di 12 mesi..",
sottolineo - anche per chi ci legge oltre a Lei - che è necessario che lo stesso sia anche Psicoterapeuta, ossia *abilitato a curare* per l'appunto.
Questo dato lo trova consultando l'Albo psicologi.

Solo così può essere sufficientemente certo del parere espresso dal curante.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#7]
dopo
Utente
Utente
Grazie dottore. Proverò a sentire lo psicologo. Posso solo farle un ultima domanda: questi sintomi di cui parlavo, iniziano appena apro gli occhi e mi sveglio anche se io apparentemente non sto pensando al cuore o al suo funzionamento. Possibile che sia quasi una cosa così automatica ormai?

Per la dottoressa: si è anche psicoterapeuta.

Grazie a tutti
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