Complessi di inferiorità

Salve dottori, vi scrivo per parlarvi di un problema che mi perseguita ormai da un po', ovvero un senso di inferiorità nei confronti degli altri. Sin da piccolo mi sono sempre sentito inferirore ai miei parenti, dato che provengo da una famiglia con persone abbastanza di rilievo. Mi sono sentito sempre inferiore ai miei zii e ai miei cugini, vedendo come loro fossero sempre apprezzati (provenendo da genitori ricchi e conosciuti), mentre la mia famiglia, in difficoltà economiche abbastanza evidenti, è sempre stata vista diversamente. Inoltre non ho mai avuto un grandissimo rapporto con mio padre, che in parte seriamente e in parte per far ridere gli altri mi ha sempre considerato imbranato e cose simili. Eccellevo nello sport, ma poi un infortunio mi ha impedito di giocare come sapevo e le mie ambizioni sono state abbandonate. Inoltre, non ho mai avuto una ragazza, ma solo tanti due di picche. A 26 anni sono ancora vergine, nonostante sia un bel ragazzo a detta di molte conoscenti. Tutto questo mi ha portato a sentirmi insicuro e dai 17/18 anni ho iniziato a soffrire di disturbo ossessivo compulsivo, che mi ha portato a voler prendere un anno di pausa dopo il liceo. Ovviamente, il disturbo mi ha portato a sentirmi ancora più inferiore. Non avevo le disponibilità economiche per iniziare un percorso terapico con uno psicologo. Mi sono iscritto in accademia a 20 anni, con il desiderio di diventare un attore, e questo mi ha aiutato a conoscermi meglio, accettare i miei difetti, convivere con loro e al contempo lavorare per migliorarli. Cosi, con il tempo e la forza di volonta, ho eliminato il disturbo ossessivo compulsivo, che da tempo ormai è solo un brutto ricordo, e ho iniziato a migliorarmi ancora di più. Oggi sono un ragazzo con fisico abbastanza muscoloso e definito, con un' agenzia di moda e alla ricerca di una di cinema, ma tuttavia mi sento ancora insicuro. Tornando al rapporto con mio padre, mi sento in colpa nel non voler essere come lui caratterialmente, come se questo mi rendesse solo un irriconoscente, visto che mio padre e mia madre mi hanno insegnato educazione e valori della vita. E sentirmi molto diverso come uomo da mio padre, non voler essere come lui, mi fa sentire in colpa.
Ora, a 26 anni, ho un diploma accademico ma non ho le disponibilità economiche per poter continuare la mia carriera. Ho paura per il mio futuro e vorrei prendere una laurea, ma non mi sento più in grado di essere un buono studente (al liceo mi sono diplomato con un voto al di sopra del 95) e non voglio arrendermi e rinunciare alla mia passione per cause economiche e finire a fare un lavoro che non mi piace. Non so cosa fare, vorrei solo sentirmi tranquillo, in pace con me stesso ed essere sereno. Vorrei conoscere l'amore e sentirmi amato, dare a una ragazza speciale tutto ciò che mai nessuna ha voluto da me e che aspetto tanto di donare. Grazie per la pazienza nella lettura, spero di avere una vostra opinione
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

purtroppo le parole sono macigni, e con esse anche alcuni comportamenti e atteggiamenti di altre persone che, ad un bimbo che non ha gli strumenti nè le capacità per difendersi o per comprendere bene, possono davvero ferire.

Ora Lei è una persona adulta e ciò che potrebbe fare è prendere le distanze da quel modo di pensare che purtroppo è molto diffuso: " Mi sono sentito sempre inferiore ai miei zii e ai miei cugini, vedendo come loro fossero sempre apprezzati (provenendo da genitori ricchi e conosciuti), mentre la mia famiglia, in difficoltà economiche abbastanza evidenti, è sempre stata vista diversamente",
ma riuscendo ad abbracciare quel bambino che probabilmente non veniva ascoltato nei suoi bisogni più intimi.

Questi, tuttavia, sono risultati che può ottenere in terapia, riconciliandosi con quella parte di sè che probabilmente non ama neppure Lei o di cui si vergogna. E riuscendo anche ad accettare che non voler essere come Suo papà non significa odiarlo, bensì voler diventare se stesso.

Perchè non prova a rivolgersi ad un ospedale pubblico della Sua città per un primo colloquio psicologico? Può, infatti, incontrare gli psicologi anche in ospedale, pagando il ticket sanitario. Ci ha mai pensato? Chieda al medico di base la prescrizione.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie per la sua risposta dottoressa Pileci! Avevo pensato a un colloquio tramite ticket, ma una cosa del genere sarebbe in qualche modo arrivata alla mia famiglia e avrebbe forse "creato una brutta reputazione". Sa qual'è la cosa peggiore? Io mi sento in parte anche ingrato, perché tutto questo percorso e queste esperienze negative, benché non siano nulla in confronto ad altri ben peggiori tipi di sofferenza e traumi, mi hanno portato a essere ciò che sono. Mi fermo a riflettere e penso che in parte dovrei sentirmi fortunato nell' aver imparato delle cose da questo percorso, e questo mi porta a pensare poi che ciò che sono è solo dovuto alla fortuna che ho avuto, che io non abbia meriti. Come se gli altri abbiano il merito di migliorarsi e imparare, mentre ciò che miglioro di me stesso o imparo è solo merito della fortuna o delle persone che mi hanno fatto star male. Non riesco ad apprezzarmi appieno e sono sempre molto insicuro, sento di star perdendo tante opportunità e momenti belli della vita e dei miei anni migliori...
[#3]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

esiste il segreto professionale anche nelle strutture pubbliche, ovviamente ed è una gravissima violazione deontologica non rispettare la privacy del paziente, in qualunque tipo di contesto, quindi non mi porrei certi freni.

Per quanto riguarda la confusione che percepisce e il senso di colpa, è vero che non possiamo buttare via tutto e quindi c'è anche del positivo (o delle cose belle e utili) ma la psicoterapia serve per modificare (o guarire) SOLO ciò che non funziona, non lavorando dove non serve.

Proprio per non soffrire ancora, il mio suggerimento è di non perdere tempo ulteriormente.

Cordiali saluti,