Borderline

Buongiorno,
ho cancellato il consulto precedente perché forse non si capiva.
Sono una donna con un disturbo di personalità a detta della psichiatra piuttosto grave, anche se con grande fatica sono riuscita a costruirmi una vita, povera rispetto ai miei coetanei, ma stabile.
Se penso alla mia vita passata sembra che una parte di me sia vissuta dissociata, mentre l'altra tentava di vivere la vita che avrebbe voluto avere.
Tentava, perché i segni del disturbo di personalità sono tanti e ampi.

La terapia mi ha dato speranza e me l'ha tolta.
Ho creduto di potermi affidare, appoggiare, dite come volete.
Finché è durato ho superato periodi di depressione intollerabile in cui la morte era davvero un'ipotesi piacevole, riuscendo anche a combinare qualcosa di buono solo per la gioia di andarlo a raccontare a qualcuno, di dire io e te abbiamo fatto questo! Sono stata attentissima a non esagerare, a non pretendere, a non dare fastidio.
Però ho scoperto che non è così, non posso dipendere da nessuna figura di cura, perché vanno via senza dire niente e nemmeno si parlano, la mia storia e la storia della mia terapia si confondono, non so cosa ho detto a chi e penso per questo non si capisca molto di ciò che racconto.
Adesso ho molta più consapevolezza della mia personalità problematica, ma per quanto ne sia consapevole e riesca a far fronte agli sbalzi di umore, all'aggressività ecc ho un dolore fisso, intenso, che non se ne vuole andare e che mi dice che posso stare meglio quanto voglio, io non esisto.

La domanda è semplice, nel tempo il dolore va via?
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

Lei si è convinta che "..non posso dipendere da nessuna figura di cura..",
e dunque rivolge a noi, che nemmeno La conosciamo, una domanda fondamentale:
"..nel tempo il dolore va via?".
E ciò pur avendo avuto a disposizione fior di Specialisti in carne ed ossa, che La conoscevano di persona e che avrebbero avuto la possibilità di rispondere in modo pertinente e documentato alla Sua domanda.

Tutto ciò per la paura di "dipendere".

Confondendo di fatto l'*aiuto* con la *dipendenza*.

Può darsi che la Sua vicenda personale di cura (oppure la patologia borderline di cui soffre) l'abbia portata a queste conclusioni.
La dipendenza dal* curante però - peraltro possibile - è un fenomeno che deve essere preso in considerazione nel corso della terapia, affinchè non giunga a farla da padrone;
in specifico quando sono presenti dei tratti border, che con grande facilità - nella relazione - trasmutano l'amore in odio, il bianco in nero.
Quest'ultima è ovviamente una considerazione clinica generale, non legata alla Sua persona che noi non conosciamo.

Dispiace che Lei non intenda riprendere un percorso.
Le domande che ci ha posto nei vari consulti sono importanti e abbisognano di una interazione vis-à-vis per individuare una prospettiva o un orizzonte entro cui collocarle;
non solo di risposte online, per quanto sempre molto meditate e "sentite" da parte del* Specialist* che le formula.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Attivo dal 2021 al 2022
Ex utente
Non sono stata capace di spiegarmi, la dipendenza è normale, tutti noi dipendiamo da altre persone...fisicamente, gli operai che asfaltano le strade, gli insegnanti e anche gli psicologi, se ci sono benissimo, ma non sono coloro per i quali viviamo in condizioni critiche, dure, difficili, non sono quelli che invochiamo o rievochiamo quando siamo sotto un respiratore (a proposito di Covid).
Ognuno ha questa figura, anche Dio o un mentore o un caro amico. Io no, non ho nessuno così e aprirmi con qualcuno e poi richiedermi, andare a casa e meditare su quanto sono una persona inutile non fa che farmi stare peggio. Vanno via uno dopo l'altro e io agonizzo in silenzio senza poter fare niente né dire niente perché è così. Ora mi è molto chiaro perché alcuni borderline spaccano tutto, è meglio.
[#3]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Attraverso i consulti è assai facile il fraintendimento.
Parlando di dipendenza avevo inteso la "dipendenza patologica"; a questo mi riferivo anche nei confronti della psicoterapia.
Al di là di tale necessario chiarimento, è difficile rispondere al Suo dolore e alla Sua rabbia in modo congruente, non sapendo (quasi) nulla di Lei. Ci si scontra con i limiti del mezzo e ci dispiace.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#4]
dopo
Attivo dal 2021 al 2022
Ex utente
Come me sono i ragazzi abbandonati, che immaginano la madre come una sorta di Fata Turchina tanto buona, che fa tanto soffrire ma per il loro bene. Dicono loro che era tanto buona e voleva il loro bene e per questo li ha abbandonati (e/o maltrattati), condannandoli all'ambivalenza verso ogni forma di amore, perché l'amore per essere buono deve fare tanto soffrire e bisogna sentirsi in colpa perché si odia chi ci ha fatto del male ma tanto ci ama.
Chi vuole mettere le mani in tutto questo e adottare un "bambino" abbandonato ormai vecchio che non è più carino e non porta con sé le speranze dell'infanzia? Bisogna di nuovo sospingerlo verso l'unico affetto che ha, quello che fa male, e di nuovo dirgli che sotto sotto "è tanto buono".
Questi sono i limiti al di là del mezzo
Grazie per l'ascolto
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