Ansia e bassa autostima

Salve, da un paio d'anni ormai sto sperimentando gli effetti dell'ansia e una crisi d'autostima che non avevo mai sperimentato con questa intensità.

Ho cercato a lungo di comprendere il meccanismo che si è innescato, e pur riconoscendo l'utilità/necessità di rivolgermi ad uno specialista, sono bloccato sia dal possibile giudizio familiare che dall'indisponibilità economica di sostenere un periodo di analisi. Ho 30 anni e non sono ancora autonomo anche a causa di questo mio "rimbambimento" (a cui si aggiungono anche ovvie pressioni socio-culturali contestuali).

L'ansia mi è generata dallo sforzo di "previsione di risposta" a situazioni future probabili, che ho paura di non riuscire a fronteggiare nel momento in cui accadranno (cosa che poi sistematicamente accade, o perchè ovviamente non posso prevedere tutto o perchè azzecco la previsione negativa che mi genera emotività e fa perdere la lucidità per rispondervi; in ogni caso il loop si perpetua).
Ho preso coscienza di questa paura esattamente quando mi sono accorto (dai feedback esterni che ricevevo e ricevo) di non essere più in grado di fronteggiare sul momento, con la destrezza dialettica e lucidità logica che mi sono sempre state riconosciute e sulle quali avevo fondato la mia autostima, le situazioni che mi si presentavano davanti.
Quindi la conclusione che le aspettative mancate a causa di questa mia riduzione di capacità/lucidità hanno minato la mia autostima che alimenta tutto il loop.

L'unico modo che ho trovato per lenire l'ansia quando diventa insopportabile è sprofondare per un po' nella tristezza, fino ad annoiarmi, per poi sentirmi più sollevato. Ma non credo sia una pratica molto sana a lungo andare. Perciò chiedo quali possono essere le buone pratiche utili a interrompere questo loop o un positivo incoraggiamento per affrontare il contesto in cui vivo e rivolgermi ad uno specialista del SSN (liste d'attesa permettendo). Ringrazio in anticipo chiunque per la risposta.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Le buone pratiche ci sono e sono varie, ma il punto è che comunicarle per iscritto non è efficace. La relazione terapeutica richiede, per funzionare, che sia appunto una relazione fra due esseri umani, terapeuta e paziente, che comunicano interattivamente. E la parola scritta non è efficace a questo scopo.

Da ciò che descrive sembrerebbe trattarsi di ossessività, cioè di ansia che si esprime come bisogno di anticipare (controllare) eventi futuri ritenuti preoccupanti. Una forma di ansia da prestazione, insomma.

Quello che verosimilmente potrebbe servirle non è un'analisi, cioè un percorso approfondito volto a scoprire ed elaborare le "cause" di quanto le accade, ma un intervento psicoterapeutico breve e focalizzato, la cui durata media può oscillare intorno alle 7-10 sedute.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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