Disturbo schizoide o conseguenza di una vita poco facile?

Gentili signori medici,
scrivo perché, da alcuni mesi, non riesco a togliermi dalla mente un dubbio che mi è stato insinuato da una psicoterapeuta a cui mi sono rivolta.
Parlandole della relazione con il mio compagno, iniziò a insistere sempre più affinché lo lasciassi perché, a suo parere, dovrei "proteggermi da una persona forse schizoide.
"Dopo una ventina di sedute, ho interrotto la psicoterapia perché mi veniva indicato di stravolgere tutta la mia esistenza e io non solo non ne avevo né ne ho tutt'ora le forze, ma non ero convinta che ciò fosse necessario e, anche qualora lo fosse stato, possibile.
Se la definizione "schizoide" fosse arrivata da un profano, non vi avrei dato peso, ma visto che avevo di fronte una psicoterapeuta non mi è risultata indifferente.
Sono consapevole del fatto che è impossibile fare diagnosi da remoto e per conto di terzi, ma credo che qualche indicazione possa comunque essere utile.
La persona in questione è un uomo di 44 anni, con cui sto da 11 anni, non conviviamo (passo da lui tutti i fine settimana, feste, ferie) e lo aiuto nella sua attività.
Non ha amici dai tempi dell'università, non ha più i genitori né alcun rapporto con quelli che definisce i suoi "ex familiari" (hanno litigato per motivi legati all'attività).
Non abbiamo rapporti sessuali da anni perché dice di vivere bene senza sesso (non è impotente).
Non va mai dal medico né si è voluto vaccinare contro il Covid.
Non ha hobby, è dedito unicamente al lavoro, vive in una casa che necessita di essere ristrutturata, ma rimanda il tutto da anni per ragioni di tempo (è oggettivamente molto impegnato per lavoro).
I suoi credo sono che nella vita non bisogna fidarsi mai di niente e di nessuno, che occorre essere il più indipendenti possibile e affrancarsi dagli altri per essere autonomi in tutto.
Non desidera una famiglia sua perché si sente vecchio e da alcuni mesi ha iniziato a dirmi, ogni tanto, che dovrei cercarmi una persona migliore di lui perché lui non può offrirmi molto, anche se si dice innamorato di me e ritiene io sia la migliore persona che abbia conosciuto nella sua vita.
A questo punto, forse dovrei fuggire a gambe levate, se non che, la stessa persona, spesso è anche affettuosa, dolce, protettiva e premurosa con me.
Inoltre, credo che le sue "stranezze" siano il frutto di un'esistenza davvero molto grama, fatta unicamente di lavoro, lutti precoci (sorella morta all'improvviso giovanissima; madre morta di cancro) e sacrifici.
Il sentimento più forte che provo per lui, forse ancora più dell'amore, è la pena: se avesse avuto persone migliori vicino e una famiglia diversa, non sarebbe"ridotto" così.
Spesso mi dice che vorrebbe mandare tutto all'aria e ricominciare altrove con me.
In tutto ciò mi chiedo: quali sono gli elementi che dovrebbero realmente destare allarme in me?
Non mi ha mai maltrattata, picchiata, insultata.
Mi rispetta, non mi tradisce e non mi mente.
Preciso che anch'io sono molto sola, la differenza è che io ne soffro, lui no.
Grazie infinite.
[#1]
Dr. Francesco Beligni Psicologo, Psicoterapeuta 257 18
Buongiorno, è abbastanza evidente che anche lei risenta in modo significativo da una vita relazionale con una persona che vive in modo così manifesto il disagio.

Credo che la sua psicoterapeuta, occupandosi dell'interesse del suo assistito (cioè lei) nel tentativo di preservarne il benessere, abbia esaminato a fondo la questione prima di darle un consiglio come quello.
Inoltre, immagino che consigliare un consulto a suo marito sia un'opzione già fallita giusto?

Lei ci dice che soffre di solitudine, che sta reggendo una vita relazionale con fatica, senza sesso e e basata sulla "pena" che ha per lui.
Basandomi su quello che ci racconta, per suo marito mi verrebbe da ipotizzare uno stato depressivo con qualche tratto paranoico.
E' ovvio che lei non abbia gli strumenti per aiutare quest'uomo. Tuttavia ha deciso di ingoiare il rospo e continuare a sacrificarsi.
In che modo possiamo aiutarla?

Il mio consiglio è quello di fare un ulteriore tentativo nel cercare di portare suo marito ad un colloquio con uno specialista.

Dr. Francesco Beligni - PSICOLOGO PSICOTERAPEUTA
Riceve su Siena-Arezzo oppure ONLINE
www.francescobeligni.it

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