Lutto, senso di colpa e depressione

Buongiorno gentili dottori, vorrei avere se possibile un consiglio e un conforto su quello cbe mi sta accadendo.


Soffro da anni di depressione a causa di un'infanzia molto difficile e problemi di salute.
Negli anni ho fatto percorsi di psicoterapia associati a farmaci.

Circa un anno fa è morta mia madre a soli 66 anni, dopo una lunga malattia, ma non ci aspettavamo morisse perché la situazione si era stabilizzata.


Da quando è morta io non vivo più e desidero di morire anche io nella speranza di poterla rivedere solo un attimo per chiederle perdono e abbracciarla.
Mi spiego meglio, j miei genitori si sono separati quando ero molto piccola ed io sono cresciuta e vissuta con mio padre e mia nonna perché mia madre essendo bipolare (cosa che ignoravo da piccola) non era in grado di tenermi con sé in modo sereno.
Mio padre e mia nonna mi hanno cresciuto facendomi credere che mia madre non mi volesse (c'era molta ignoranza e poca consapevolezza di questi disturbi ai tempi).
Io mi sono sempre sentita abbandonata da mia madre e non capivo i suoi sbalzi di umore, il suo amarmi e dirmi cose belle e poi di colpo offendermi e dirmi cose brutte.
Crescendo mi sono allontanata da mia madre perché i suoi comportamenti mi recavano dolore e problemi perché anche io non stavo bene.
La storia sarebbe lunga, ho un fratello tossicodipendente e un padre narcisista covert, che però mi è stato sempre vicino e mi ha cresviuta, anche se in modo sbagliato.


Comunque quando mia madre è stata ricoverata non erano pernesse le visite per via del protocollo anticovid, ma nei suoi ultimi giorni siamo riusciti ad ottenere un permesso per vederla 1 ora al giorno.


Quando l'ho rivista dopo tanto tempo, su quel letto di ospedale, ridotta male, tumefatta e in stato di semincoscienza sono rimasta scioccata e quando Leoi si è svegliata mi ha riconosciuta.
Finita l'ora di visita l'ho abbracciata baciata e le ho detto che sarei tornata il giorno dopo e lei mi ha detto "amore ritorni?
" Ed io le ho promesso di sì.
Purtroppo il giorno dopo non sono tornata, perché il mio datore di lavoro non mi ha dato il permesso e non perché ci fosse un reale bisogno o emergenza lavorativa, ma perché è una persona molto attaccata ai soldi e non voleva rischiare di perdere una possibile vendita se io non ci fossi stata.
Io non ho fatti valere i miei diritti e sono rimasta a lavorare, convinta che il giorno dopo ancora sarei andata a trovarla.
Purtroppo al mattino presto è morta.


Io non vivo più, sarei dovuta tornare da lei, avrei dovuto mantenere mia promessa e non restare a lavoro per il capriccio di un datore di lavoro che non rispetta le regole.
Non me lo perdono.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
A quanto sembra le cure che ha ricevuto in passato non sono state sufficienti per toglierle la suscettibilità a deprimersi di cui evidentemente soffre. Non sempre le cure possono ottenere questo risultato, ma possono insegnare alla persona a sentire determinate emozioni - in questo caso la tristezza o la disperazione - senza che per questo la qualità della vita ne sia compromessa.

I lutti sono quel tipo di eventi a cui nessuno può sottrarsi, quindi più che cercare ragioni per cui è comprensibile essere dispiaciuti, è necessario trovare ragioni per continuare ad andare avanti.

In questo potrebbe essere una buona idea ricontattare i suoi curanti e ricominciare a farsi seguire.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
dopo
Utente
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Grazie dottore per la risposta. In effetti le cure hanno ( avevano) risolto in parte alcune cose, dandomi anche una certa consapevolezza. Purtroppo poi la situazione è degenerata perché mia madre è morta, mio fratello ha ripreso a drogarsi ed io ho avuto un crollo. Seguirò il suo consiglio. Grazie
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