Mioneuropatia pelvica

A seguito di una prostatite trattata con numerosi e lunghi cicli di antibiotici soprattutto chinolonici, sono sorti sintomi di mioneuropatia pelvica e pare che la circostanza sia abbastanza comune. Attualmente la sto trattando con Rivotril, Laroxyl, Pelvilen ed in passato anche col Lyrica. E' certificato e riscontrato che la prostata non ha più alcuna patologia. Tra i signori medici, ve ne è qualcuno maggiormente esperto di tale disturbo, magari un neuro-urologo, che possa cortesemente darmi qualche suggerimento o consiglio su come affrontare la malattia? So che è un argomento poco approfondito dalla medicina ma spero ci siano specialisti in grado di fornirmi indicazioni. Grazie.
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Dr. Paolo Piana Urologo 38.4k 1.7k 17
Gentile Signore,
da come lei descrive la sua storia, parrebbe lei intenda che questa "mioneuropatia pelvica" sia stata causata dalle terapie antibiotiche instaurate. Non mi pare che questo sia mai stato dimostrato, mentre è invece piuttosto comune che una prostatite esordita come forma batterica (posto che vi sia stata una diagnosi inequivocabile, con coltura positiva sulle urine e/o sul liquido seminale) tenda ad evolvere in una forma abatterica cronica, altrettanto fastidiosa - se non di più. Lei avrà certamente già percepito che questa malattia non è ancora stata caratterizzata al punto da definirne una terapia certamente efficace (o "eziologica", come si dice in medicina). Gli approcci terapeutici sono quindi svariati, tutti caratterizzati da un inevitabile empirismo. Vedo che nel suo caso si stanno utilizzando dei farmaci di un certo impegno, da questo ne deduco che i disturbi siano davvero importanti. L'efficacia di questa terapia va comunque valutata a medio termine, direi alcune settimane, per cogliere i segni almeno iniziali di un'eventuale evoluzione favorevole. Vi è anche una scuola di pensiero che alla somministrazione di farmaci preferisce un approccio maggiormente "funzionale" attuato con la fisioterapia dei muscoli del pavimento pelvico ed eventuali elettrostimolazioni. Non vi è alcun presupposto perchè questo debba essere più efficace, ma costituisce certamente un'alternativa. Senz'altro, la prostatite cronica mette a dura prova la pazienza sia del ... paziente che dello specialista. Uno dei fattori che possono contribuire ad un miglioramento è proprio un rapporto aperto e di fiducia con il proprio medico.

Saluti

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it

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dopo
Utente
Utente
Gentilissimo dr. Piana,
la ringrazio sentitamente per avermi prestato attenzione.
L'estrema mia sintesi ha prodotto un fraintendimento. Non era assolutamente mia intenzione attribuire alle cure antibiotiche la comparsa dei disturbi mioneuropatici. Volevo solo sottolineare che la prostatite (da "enterococcus faecalis" in un primo momento, come da numerosi esami colturali di liquido seminale e secreto prostatico) è stata abbondantemente trattata con ogni tipo di antibiotico e per congrui periodi di tempo. Viceversa sono conscio che, con ogni probabilità, la causa dei disturbi pelvici vada ricercata nella citata prostatite, sorta a gennaio 2011.
Allo stato la prostata è sana, come mi ha certificato l'ultimo urologo che mi ha visitato (ispezione rettale ed ecografia, assenza di disturbi minzionali, assenza di dolori eiaculatori) ed ha ipotizzato che la mia sia una sofferenza derivante dalla infiammazione prolungata dei tessuti pelvici vicini-confinanti con la prostata. Ma la terapia prescritta da tale ultimo urologo non ha avuto i risultati sperati (Pelvilen x 2 mesi e Fluimucil x 15 gg). Non so se è sua materia. D'altro canto, leggendo e studiando qua e là, ho potuto constatare che è molto diffuso e comune che chi sviluppa una prostatite quasi "automaticamente" va incontro ai miei stessi sintomi (mioneuropatici) che mi par di capire sono di natura neurologica e non urologica. Ecco perchè, a maggior ragione, la ringrazio per il suo interessamento.
I farmaci che sto assumendo ormai da diversi mesi (Rivotril, Laroxil e Pelvilen) mi sono stati prescritti-suggeriti da un dottore/amico neuro-psichiatra che si è "cimentato" in questa che è una patologia, se vogliamo, multidisciplinare. Ecco il perchè della mia ricerca di un neuro-urologo.
Ho ben recepito che non esiste una terapia eziologica e che si procede per tentativi e proprio per questo mi rivolgo qui, ai medici del web, per cercar esperienze terapeutiche positive.
1) Qual'è la sua esperienza di terapia farmacologica al riguardo?
2) La prostata deve assolutamente essere sterile e quindi si deve insistere con gli antibiotici? Oppure, come sostiene altra scuola di pensiero, bisogna utilizzare antiinfiammatori? E di che tipo?
3) La presenza di batteri (cronicità) è causa di disturbi o non necessariamente?
4)Lei ha citato la fisioterapia: può essere più preciso? Che genere di trattamento fisioterapico?
Grazie e perdoni se son stato prolisso ma la prostatite.........mi sta mettendo a dura prova. Lo specialista, invece, può abbandonare quando vuole!
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Dr. Paolo Piana Urologo 38.4k 1.7k 17
Gentile Signore,
non creda ... il medico coscienzioso le situazioni più dubbie e complesse le porta sempre con sè e ci pensa e ci ripensa anche quando vorrebbe magari avere la mente più libera!
Il neuro-urologo, come figura super-specialistica, si occupa tipicamente di problemi funzionali delle basse vie urinarie, legate a malattie neurologiche o traumi del midollo spinale. Che io sappia, sono veramente rari quelli che hanno sviluppato particolari competenze nei disturbi del pavimento pelvico, ma non dovrebbe essere difficile individuarli.
Personalmente, come forse avrà notato, io mi occupo principalmente da tempo di tutt'altro, ma nonostante questo, mi capita ancora abbastanza sovente di trattare delle prostatiti. E' però verosimile che le sue competenze acquisite sul campo siano anche maggiori e più aggiornate delle mie. Comunque, cercando di dare modestamente una risposta alle sue precise domande:
- la terapia antibiotica protratta purtroppo tende ad alterare la flora intestinale a tal punto da selezionare germi sempre più resistenti; pertanto al di fuori della fase acuta (addirittura febbrile) e sub-acuta secondo me bisogna utilizzarli con molta parsimonia e solo se i reperti microbiologici sono positivi in modo conclamato;
- tutti gli anti-infiammatori possono essere efficaci in teoria (dai FANS, alla nimesulide, al paracetamolo ed altri ancora) , bisogna considerare che questi farmaci hanno perlopiù degli effetti collaterali non indifferenti; la scelta non può essere che empirica;
- tenga conto che lei è attualmente in cura con dei farmaci che influiscono sulla percezione centrale del dolore (Rivotril, Laroxyl) e quindi non agiscono direttamente sulla prostata; il Pelvilen è utilizzato da troppo poco tempo per poterne giudicare la reale efficacia su grossi numeri;
- è veramente raro che una prostatite cronica mantenga a lungo reperti colturali positivi, nella maggior parte dei casi l'evoluzione va verso farme abattteriche perlopiù con recidive periodiche;
- l'approccio fisioterapico è molto specifico e va gestito da specialisti con comprovate competenze specifiche; di per loro la fisioterapia e la terapia fisica sono grosso-modo simili a quella che vengono eseguiti per la cura dell'incontinenza urinaria maschile post-operatoria, pertanto nei grossi centri urologici con grossa pratica sulla chirurgia del tumore della prostata dovrebbe esserci chi si occupa anche di questi aspetti.

Saluti
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dopo
Utente
Utente
Dr. Piana,
ancora grazie per la sua pronta risposta, molto più utile e pertinente di altre che avevo ricevuto su questo sito.
Mi rendo conto che mi serve ancora tanta pazienza e spero di individuare uno specialista che sia adeguatamente esperto nella materia del pavimento pelvico. Non è una cosa semplice, ancor di più qui nel profondo sud, ai confini dell'impero!
(Si accettano suggerimenti :-) ))
Cordialità e buon lavoro!
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