Recidiva tumore prostata - pet colina

Egregi Dottori,
ho 71 anni e nel 2009 ho subito prostatectomia radicale (esame istologico pT3a R1 pN0 stadio C1)e dopo 4 mesi ciclo di radioterapia adiuvante su loggia prostatica (no pelvi). Azzeramento del PSA per tre anni circa seguito da lenta crescita fino al valore di 1,25 ad ottobre 2013. Ho eseguito ieri PET COLINA total body con il seguente referto (estratto): "L'indagine PET mostra plurime captazioni linfonodali in sede iliaca esterna bilaterale, sospetti. Si osservano nelle scansioni TC contestualmente acquisite due micronoduli polmonari a sinistra posti nel segmento superiore del lobo inferiore a ridosso della scissura; tali reperti date le esigue dimensioni non sono attualmente caratterizzabili e necessitano di controllo evolutivo se non già noti. Sono presenti inoltre accumuli lindonodali, in prima ipotesi di natura flogistica, posti in sede inguinale bilaterale e in loggia di Barety. Limitatamente al potere risolutivo della metodica (circa 5 mm) non si documentano altre anomalie di distribuzione del radiofarmaco nelle restanti regioni corporee indagate".
A seguito di quanto sopra, il medico radioterapista propone:
- ciclo di tomoterapia (28 sedute) su pelvi da iniziare entro 15-20 gg (considerando che il precedente ciclo era stato effettuato solo sulla loggia prostatica, ritiene che il nuovo possa essere esteso all'intera zona pelvica (oltre che sui linfonodi sospetti), poiché non esclude che microscopiche aree tumorali possano trovarsi anche su altre zone oltre a quelle visibili alla PET);
- ormonoterapia (Casodex 150 mg) da iniziare subito per almeno 8-12 mesi (non interferisce con la terapia anticoagulante).
Il chirurgo che mi ha operato propenderebbe per una linfoadenectomia estesa, che sarebbe preferibile al trattamento radiante (a suo avviso insufficiente).
Il radioterapista ritiene invece che l'intervento potrebbe non essere radicale, che dato il "groviglio" linfonodale pelvico addirittura potrebbero non essere asportati i linfonodi sospetti e che comunque dovrebbe essere seguito da un ciclo di radioterapia per sterilizzare eventuali aree tumorali residue.
Mi pare di capire che entrambe le opzioni hanno pro e contro e mi farebbe piacere conoscere il Vostro punto di vista, anche alla luce anche dei risultati di lungo periodo che i due trattamenti hanno avuto(in particolare, quali sono le evidenze concrete di successo o fallimento delle due opzioni).
Vi ringrazio per le Vostre preziose risposte su una scelta non facile.

[#1]
Dr. Gino Alessandro Scalese Urologo, Andrologo 5.9k 128 126
Gentile utente,
quello da lei descritto è un caso limite di non riscontro quotidiano e non esistono precise linee guida da seguire in tali situazioni. Quelle proposte sono tutte possibilità valide.
Secondo una mia logica di radicalità oncologica e per avere maggiori possibilità di guarigione o per lo meno di controllo di malattia in presenza di probabile recidiva linfonodale sarebbe necessario se le condizioni cliniche lo permettono una terapia ormonale con linfadenectomia estesa iliaca esterna seguita da radioterapia pelvica se l'esame istologico conferma la presenza di recidiva linfonodale che ad ora rimane sospetta.

Cordiali saluti
Gino Scalese

Tumore alla prostata

Il tumore alla prostata è il cancro più diffuso negli uomini, rappresenta il 20% delle diagnosi di carcinoma nel sesso maschile: cause, diagnosi e prevenzione.

Leggi tutto