Gli era stato diagnosticato tre anni prima,

Buongiorno, scrivo per avere un vostro parere teorico su una questione. Ho 27 anni e tre anni fa conosco quello che per tre anni fu il mio fidanzato (25 anni). Lo conobbi e subito si confidò con me, parlandomi del disturbo bipolare che gli era stato diagnosticato tre anni prima, e dal quale, grazie al supporto farmacologico stava uscendo. nei mesi successivi alla.nostra conoscenza la.psichiatra gradualmente dimezzo' il dosaggio di cipralex che prendeva quotidianamente e la puntura mensile di xeplion, fino a circa un anno fa, quando smise di prendere tutto. sono stati anni belli, lui fu un fidanzato eccellente, presente. certo, le divergenze c erano, ma come in ogni coppia. Ero sicura di questo amore reciproco. a suo dire ero una gran donna, che se era uscito dalla sua malattia era perché io avevo fornito il mio prezioso contributo, nel piccolo delle mie conoscenze a riguardo. spesso gli dicevo che ne sarebbe uscito non solo grazie alle medicine, ma anche aumentando la qualità della sua vita, essendo contento del proprio lavoro, ritrovare gli amici perduti (il disturbo è insorto a 19 anni, in quegli anni aveva chiuso i rapporti con tutti), una relazione amorosa, degli hobby (riprese ad andare a pesca,io lo accompagnavo sempre...dovevate sentire quanto mi ringraziava per le cure che gli davo). lo spronavo, facendogli vedere che era meritevole di cose buone, e inculcandogli l idea che non fosse il solo a soffrire su questa terra (spesso con fare rassegnato affermava.di dover accettare la felicità altrui e la propria insofferenza)...mi sono presa cura di lui, come tutti avrebbero fatto. arriva gennaio 2018. mi esclude sempre di più dalla sua vita, tutto ciò che facevamo insieme lo ha iniziato a far da solo, ha iniziato a togliere tempo a noi e a non considerarmi più. il suo sguardo ha iniziato a diventare freddo e vuoto, ha iniziato a prendere di nuovo le medicine all occorrenza in quanto verso febbraio si era convinto che il capo lo odiava e non riusciva per questo a dormire la notte. inizia ad andare in palestra, a.dormire poco. ho subito ipotizzato l insorgere di una.fase ipomaniacale, so che per valutarla serve un esperto occhio professionale, ma è anche vero che io lo vivevo quotidianamente e non mi spiegavo il perche di certi comportamenti che prima non c erano. è totalmente una.persona diversa da quando l'ho conosciuto. ora la storia è finita.da mesi, io sto bene, ma ho una domanda che mi frulla in testa. in linea teorica è possibile che io sia stata fidanzata con la sua malattia e non con lui? e poi, potrebbe essere che mi amava perché in.quel periodo aveva bisogno d me e non che aveva bisogno di me perché mi amava? come si può scordare tutto e diventare una persona completamente diversa? quanto ha influito la sua malattia nel far proseguire e poi terminare questa storia? è possibile che una fase maniacale o ipo possa annebbiare una persona e fargli "scordare " tutto? o l amore, se è forte vince su tutto? grazie per l ascolto.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Ha basato la relazione su presupposti sbagliati.

Ha invocato l’uso di terapie non farmacologiche spingendo il suo ex a fare cose senza considerare che il disturbo è cronico e richiede trattamenti continuativi.

L’atteggiemento salvifico dei partner di persone ammalate è stranamente sempre quello di non considerare che le terapie devono essere sempre assunte.


Dr. F. S. Ruggiero

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dopo
Utente
Utente
dottor Ruggiero, la ringrazio della pronta risposta, la quale tuttavia non comprendo. Lui per tre anni si è curato con la terapia farmacologica. la dottoressa che lo.seguiva al tempo gli disse che lui si sarebbe ripreso non solo grazie alla farmacologia ma anche conducendo una vita più possibile "piena", qualitativamente soddisfacente. quindi una ragazza, un hobby, sport..e quant'altro. lui non ha terminato di sua iniziativa la terapia, ne sotto spinta di nessuno, tanto meno da parte mia, semplicemente la psichiatra ha valutato non fosse più necessaria in quanto in questi anni effettivamente si era.mosso qualcosa...tornò ad andare a.pesca, una sua passione, ha iniziato a vedere gli amici, ha ripreso gli studi perche la malattia al tempo gli aveva imposto di fermarsi(si è diplomato qualche settimana fa). io non ritengo di aver forzato, accelerato o sostituito nulla, solo gli ho dato.dei calci a mo di spinta ad agire laddove vedevo ci fosse un germe di rinnovato interesse rispetto a qualche sua passione
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
“spesso gli dicevo che ne sarebbe uscito non solo grazie alle medicine”

È questo il presupposto sbagliato e se è stato incentivato anche dalla sua psichiatra siamo ancora peggio.

Un disturbo di questo tipo va curato e controllato continuativamente.
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