L'ansia fa parte di me,ma la mia coscienza non riesce ad accettarlo
Salve a tutti.
Sono una ragazza di 25 anni, alla ricerca costante di risposte.
Da circa 4 anni ho iniziato a soffrire di ansia e attacchi di panico.
In breve ho avuto un infanzia molto travagliata, una mamma poco presente emotivamente in quanto soffre di disturbo bipolare, un padre narcisista e poco presente fisicamente oltre che emotivamente.
All'età di 12 anni ho subito ciò che la mia psicoterapeuta chiama "Fattore scatenante", il mio papà che è sempre stato l'unico a capirmi comprendermi ed amarmi è partito per lavoro.
Ho sofferto subito dopo di anoressia nervosa, arrivando a pesare 35 kg.
Ho sempre fatto danza e all'età di 17 anni, i miei genitori mi hanno dato la possibilità di partire per Milano essendo stata presa in un accademia di danza molto prestigiosa.
Sono stati anni meravigliosi ma complicati, anni di ribellione totale, di lavoro duro, di scoperta del mio corpo e del mio potenziale.
Arriva il COVID e quando torno a casa dei miei genitori mio padre mi vieta di tornare li a causa di un ragazzo, conosciuto nel 2020 che è ancora il mio compagno.
Quindi vado via di casa e vado a vivere a Reggio Emilia, fino a quando un giorno ho un attacco di panico.
Da lì ho cominciato a stare male, veramente male, paura di tutto ciò che prima facevo con naturalezza, come prendere mezzi (ho girato il mondo con i mezzi) paura di stare in mezzo alla gente, paura di sentirmi male.
Vado da una psicoterapeuta per cercare di capire cosa stesse accadendo nella mia anima, ma senza risultati, non era la giusta terapeuta per me.
Così decido in seguito ad un episodio di depressione di tornare a casa dei miei genitori, la mia bambina interiore aveva bisogno di tornare li per guarire.
Nel frattempo ho preso il diploma, ho lavorato ed ho iniziato a studiare psicologia.
Da circa due anni l'ansia è diventata somatica a livello gastrico e da un paio di mesi è ancora più violenta, cervicale infiammata, sbandamenti, nausea perenne, disturbi visivi.
Insieme alla mia psicoterapeuta stiamo cercando di analizzare non il sintomo, bensì la mia risposta al sintomo.
Devo dire che va molto meglio, sto cercando di capire che io non sono malata di ansia, ma io sono anche la mia ansia.
E se ho mal di stomaco, paura di vomitare, paura di viaggiare, vertigini significa che c'è qualcosa nella mia vita che non riesco a lasciare andare.
Sono veramente molto positiva, seppur gli episodi di ansia ci siano, in quanto sono convinta che giorno dopo giorno, passo dopo passo e soprattutto studiando riuscirò ad essere amica della mia ansia, a lasciare andare il controllo che penso di dover avere nella mia vita per sopravvivere.
Scrivo non perché vorrei consigli su come affrontare l'ansia, perché ho compreso che non devo affrontarla bensì accettarla e non controllarla, ma perché vorrei sapere se quando tornerò a vivere, anziché sopravvivere, dimenticherò tutto questo (come con l'anoressia) oppure sarò cosciente e ricorderò le sensazioni provate
Grazie mille per l'attenzione
Sono una ragazza di 25 anni, alla ricerca costante di risposte.
Da circa 4 anni ho iniziato a soffrire di ansia e attacchi di panico.
In breve ho avuto un infanzia molto travagliata, una mamma poco presente emotivamente in quanto soffre di disturbo bipolare, un padre narcisista e poco presente fisicamente oltre che emotivamente.
All'età di 12 anni ho subito ciò che la mia psicoterapeuta chiama "Fattore scatenante", il mio papà che è sempre stato l'unico a capirmi comprendermi ed amarmi è partito per lavoro.
Ho sofferto subito dopo di anoressia nervosa, arrivando a pesare 35 kg.
Ho sempre fatto danza e all'età di 17 anni, i miei genitori mi hanno dato la possibilità di partire per Milano essendo stata presa in un accademia di danza molto prestigiosa.
Sono stati anni meravigliosi ma complicati, anni di ribellione totale, di lavoro duro, di scoperta del mio corpo e del mio potenziale.
Arriva il COVID e quando torno a casa dei miei genitori mio padre mi vieta di tornare li a causa di un ragazzo, conosciuto nel 2020 che è ancora il mio compagno.
Quindi vado via di casa e vado a vivere a Reggio Emilia, fino a quando un giorno ho un attacco di panico.
Da lì ho cominciato a stare male, veramente male, paura di tutto ciò che prima facevo con naturalezza, come prendere mezzi (ho girato il mondo con i mezzi) paura di stare in mezzo alla gente, paura di sentirmi male.
Vado da una psicoterapeuta per cercare di capire cosa stesse accadendo nella mia anima, ma senza risultati, non era la giusta terapeuta per me.
Così decido in seguito ad un episodio di depressione di tornare a casa dei miei genitori, la mia bambina interiore aveva bisogno di tornare li per guarire.
Nel frattempo ho preso il diploma, ho lavorato ed ho iniziato a studiare psicologia.
Da circa due anni l'ansia è diventata somatica a livello gastrico e da un paio di mesi è ancora più violenta, cervicale infiammata, sbandamenti, nausea perenne, disturbi visivi.
Insieme alla mia psicoterapeuta stiamo cercando di analizzare non il sintomo, bensì la mia risposta al sintomo.
Devo dire che va molto meglio, sto cercando di capire che io non sono malata di ansia, ma io sono anche la mia ansia.
E se ho mal di stomaco, paura di vomitare, paura di viaggiare, vertigini significa che c'è qualcosa nella mia vita che non riesco a lasciare andare.
Sono veramente molto positiva, seppur gli episodi di ansia ci siano, in quanto sono convinta che giorno dopo giorno, passo dopo passo e soprattutto studiando riuscirò ad essere amica della mia ansia, a lasciare andare il controllo che penso di dover avere nella mia vita per sopravvivere.
Scrivo non perché vorrei consigli su come affrontare l'ansia, perché ho compreso che non devo affrontarla bensì accettarla e non controllarla, ma perché vorrei sapere se quando tornerò a vivere, anziché sopravvivere, dimenticherò tutto questo (come con l'anoressia) oppure sarò cosciente e ricorderò le sensazioni provate
Grazie mille per l'attenzione
L'ansia è per definizione un "paura senza oggetto" cioè senza motivo palese, e mi risulta che sia tale perché il motivo è inconscio (a meno di sassunzione di sostanze ansiogene), cioè non chiaro alla coscienza. Quindi per vincerla occorre individuare il motivo inconscio e neutralizzarlo con idonea psicoterapia.
L'ansia è anche un'emozione contagiosa che quindi si può facilmente trasmettere anche dai genitori ai figli, fatti salvi fattori ereditari o costituzionali per i quali un medico sarebbe più competente.
L'ansia è anche un'emozione contagiosa che quindi si può facilmente trasmettere anche dai genitori ai figli, fatti salvi fattori ereditari o costituzionali per i quali un medico sarebbe più competente.
Valentina Sciubba Psicoterapeuta
Terapia Breve strategico-gestaltica
Colloqui a distanza
www.valentinasciubba.it
3381762781
Utente
Gentile Dottoressa,
la ringrazio per la risposta chiara e attenta.
Nel percorso che stiamo svolgendo insieme, grazie all’EMDR, abbiamo portato alla luce diversi piccoli traumi che potrebbero essere legati alla mia ansia. Tuttavia, mi rendo conto che, pur avendone preso consapevolezza, in alcuni momenti fatico comunque a gestire l’ansia nel concreto.
Considerando che l’ansia rappresenta anche un meccanismo di difesa, un segnale interno che qualcosa non è in equilibrio, mi chiedevo:
quale tipo di intervento terapeutico ritiene più efficace per accedere e comprendere in profondità le cause inconsce di questo disagio?
La ringrazio in anticipo per l’attenzione.
la ringrazio per la risposta chiara e attenta.
Nel percorso che stiamo svolgendo insieme, grazie all’EMDR, abbiamo portato alla luce diversi piccoli traumi che potrebbero essere legati alla mia ansia. Tuttavia, mi rendo conto che, pur avendone preso consapevolezza, in alcuni momenti fatico comunque a gestire l’ansia nel concreto.
Considerando che l’ansia rappresenta anche un meccanismo di difesa, un segnale interno che qualcosa non è in equilibrio, mi chiedevo:
quale tipo di intervento terapeutico ritiene più efficace per accedere e comprendere in profondità le cause inconsce di questo disagio?
La ringrazio in anticipo per l’attenzione.
La consapevolezza da sola quasi mai è sufficiente per risolvere un problema, occorre mettere in atto strategie terpaeutiche concrete che possono prendere in carico sia momenti di acuzie del presente, sia traumi o relazioni problematiche del passato.
La Terapia Strategica Breve è un approccio molto efficace per i disturbi d'ansia, ma di solito si disinteressa delle cause inconsce e non sempre si occupa del passato. Abbastanza spesso un associato e attento utilizzo della Terapia della Gestalt può ovviare a queste carenze e rendere più completa, stabile ed efficace la terapia.
La Terapia Strategica Breve è un approccio molto efficace per i disturbi d'ansia, ma di solito si disinteressa delle cause inconsce e non sempre si occupa del passato. Abbastanza spesso un associato e attento utilizzo della Terapia della Gestalt può ovviare a queste carenze e rendere più completa, stabile ed efficace la terapia.
Valentina Sciubba Psicoterapeuta
Terapia Breve strategico-gestaltica
Colloqui a distanza
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Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 331 visite dal 07/08/2025.
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Approfondimento su Ansia
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