Il buio ovunque, senza possibilit

Sono una ragazza di 18 anni e ho sofferto, anche a causa di mancanze di rapporti con l'altro sesso e per una serie di insicurezze, di un disturbo ossessivo compulsivo circa l'omosessualità per un arco di tempo di un anno e mezzo, con ricadute occasionali più o meno gravi ma mi sono sempre ripresa, grazie all'aiuto della mia terapeuta.

Ora, in un periodo di relativa soddisfazione generale, la paura della mia ossessione - più che l'ossessione stessa - è degenerata in attacchi d'ansia, in un momento in cui ero sola in vacanza con i miei genitori, e quindi lontana dalle distrazioni abituali - e mi ha portato a vedere il buio ovunque, senza possibilità di scampo; passo la giornata a pensare alla mia ossessività nei confronti dei pensieri che più temo, e ora si è fatta strada l'idea di poter rimanere ossessionata, come sull'omosessualità, da una grottesca e immaginaria attrazione per mia madre.

La consapevolezza della follia della cosa non mi solleva, in quanto ciò che mi ossessiona non è il dubbio che la cosa sia plausibile o meno, ma lo stato di perpetua ansia che mi genera l'aver concepito il pensiero e quindi temere che si sviluppi nella stessa maniera in cui è successo per il tema dell'omosessualità; vivo in un continuo stato di depressione e angoscia fisica, specie a causa del pensiero della mancanza di distrazioni (ora in estate le mie giornate sono totalmente vuote) e quindi in generale mi sembra di non poter trovare una via d'uscita, perché controllare di tanto in tanto se la situazione migliora significa ripiombare nel caos.

Quello che mi allarma è che non c'è attività o pensiero che mi possa dare sollievo, come mi ero abituata a fare. Ho la sensazione di essermi così rovinata la vita, e tutti i ricordi dei momenti felici che ho passato negli ultimi mesi - grazie anche a un ragazzo con cui però al momento non ho contatti - mi danno nostalgia, come di una vecchia me che non potrà più tornare.

Ne ho parlato con la mia terapeuta e per quanto io abbia capito quello che lei cerca di dirmi - e cioè di accettare questo mio modo di essere e di ossessionarmi con alcuni pensieri, e di non cercare di allontanare con la forza quest'idea spaventosa ma lasciarla appassire senza darle nutrimento, visto che è tutto parte di me - e perfino con mia madre, cosa che mi ha tuttavia sollevato un pochino perché mi ha confortata facendomi sentire normale e non mi ha giudicata - non riesco a trovare un'attività per distrarmi, perché ormai questo pensiero, questa fobia folle, è diventata protagonista della mia giornata e della mia vita.

Non riesco a concentrarmi su niente perché questo ronzio è perpetuo, e comunque le reazioni fisiologiche stanno sempre lì a ricordarmi la mia situazione. Ho seriamente paura per la mia personalità e per il mio futuro.
Mi rivolgo a voi per disperazione, senza sperare in una qualche forma di conforto ma almeno illudendomi di poter trovare una soluzione, che è quello che la mia mente si sta disperando per trovare.
Grazie
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile ragazza,

che tipo di terapia stai facendo? Assumi anche farmaci per questo disturbo?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
dopo
Utente
Utente
Solo valeriana nelle dosi consigliate! La mia psicologa non mi ha raccomandato ancora di provare a rivolgermi anche ad uno psichiatra ma credo che presto lo farò.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
In effetti il suggerimento di rivolgerti allo psichiatra è il più saggio perchè grazie all'impostazione di una adeguata terapia farmacologica potrai certamente avere un riscontro sul sintomo e, di conseguenza, lavorare meglio in terapia.

Che tipo di psicoterapia è quella stai facendo?

Ci sono evidenze empiriche riguardo il fatto che, accanto alla farmacoterapia, la cura più efficace per il DOC sia la terapia di tipo cognitivo-comportamentale.

Come avvengono le sedute?
[#4]
dopo
Utente
Utente
Dottoressa,
che intende per "riscontro del sintomo"? Ed è sicuro che un qualche farmaco possa eliminare tutte le sgradevoli sensazioni fisiologiche (nausea, tachicardia, vampate, mancanza di appetito, dolori di pancia) se queste derivano da un problema psichico che non viene eliminato?

Dunque, nelle sedute, solitamente riguardo al DOC, parliamo dei modi che uso per affrontarlo, almeno limitatamente al solito tema dell'omosessualità: il paradosso, ossia l'accettazione dell'idea (es. "sì, ok, sono lesbica e non fa niente"); l'accettazione di questa reazione ossessiva come un mio modo di essere tendente all'ipercontrollo e quindi appunto ai pensieri ossessivi; il blocco improvviso delle elucubrazioni mentali, senza cercare di trovare una risposta o una confutazione.

Il problema è che questo sistema sì, funzionava sempre prima, ma ora sembra diverso anche perché la natura dell'idea non è assolutamente verosimile; e la mia fissazione poi è basata, più che su un vero dubbio, sull'idea di un pensiero grottesco e abominevole come quello per l'attrazione per mia madre, con la quale mi confido comunque e che però non faccio altro che caricare di un'altra preoccupazione. Sostanzialmente, è un pensiero che ha paura di se stesso, per il semplice fatto di esistere. Ho paura che ormai vedendola e pensando a lei - come è normale fare nei confronti della propria madre - tutto il mio problema mi si riproponga, quindi praticamente sempre, e che non solo il mio rapporto con lei, ma anche la mia felicità futura, saranno per sempre rovinati.
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 122
(..) Sostanzialmente, è un pensiero che ha paura di se stesso, per il semplice fatto di esistere (..)

questa lettura l'aiuterà nella comprensione del problema
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/895-la-trappola-delle-ossessioni.html

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

[#6]
dopo
Utente
Utente
Dottore,
La ringrazio, l'articolo sembrava proprio descrivere la mia condizione. Il fatto però è che io, pur conoscendo questi meccanismi, non riesco a stare calma, e non capisco neanche quale sia il mio vero problema! Forse che non riesco a trovare neanche uno sprazzo di sollievo in niente, nemmeno in quello che farò in futuro, come un viaggio a mirabilandia con gli amici (che ho paura di rovinarmi) e l'inizio della scuola, insomma qualcosa per cui valga la pena ritornare ad essere forte! Il tutto è diciamo accompagnato da un senso di sfiducia nella mia guarigione, in quanto riconosco che dipende da me e soltanto da me... nulla di quello che mi viene consigliato per impegnarmi la mente funziona, ad esempio aiutare mio fratello nello studio o leggere un libro o vedere qualcosa in tv, né minimizzare l'idea folle con la consapevolezza che passerà... non ho vie di scampo. Quale sarà il passo successivo? C'è una possibilità di uscire da questa condizione?
[#7]
Attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>ora sembra diverso anche perché la natura dell'idea non è assolutamente verosimile; e la mia fissazione poi è basata, più che su un vero dubbio, sull'idea di un pensiero grottesco e abominevole come quello per l'attrazione per mia madre

Gentile ragazza, non è il contenuto delle sue ossessioni ad essere importante. Se lei valuta questa ossessione più o meno "grottesca" di una qualche altra forma di pensiero ossessivo, vuol dire che sta dando credito al suo contenuto.

Se ho ben compreso, la catena è questa:

immagine disturbante -> disgusto -> tentativo di scacciarla -> ansia per il ritorno dell'immagine -> ritorno dell'immagine disturbante + pensieri negativi circa il futuro

Se la catena di avvenimenti è questa, allora uno dei problemi potrebbe essere il tentativo di scacciare l'immagine e/o di evitare l'ansia ed il disgusto a questa connesse.

Sono dilemmi caratteristici della sofferenza ossessiva: come evitare un'esperienza interna inevitabile?

La sua terapia è la palestra ideale per allenarsi nella nobile arte della cedevolezza: ogni tentativo di resistere alle idee, di evitarle, di scacciarle, o di eliminare alcune emozioni spiacevoli o dolorose può comportare più problemi di quanti ne risolva, ma in terapia può apprendere a lasciar fluire i pensieri, ad imparare a "scollarsi" dalle sue idee, a smettere di lottare contro le sue emozioni, e ad assumere un ruolo di "osservatore distaccato" dei contenuti della sua mente.

Cordialmente
[#8]
dopo
Utente
Utente
E' questo quello che la mia terapeuta cerca di dirmi, "ammorbidire", ma io non capisco ancora come fare. Quello che voi volete dire è che dovrei smettere di spaventarmi per l'idea, prenderla come una cosa innocua e in qualche modo appartenente a me (in quanto semplice prodotto della mia immaginazione)? Io ci provo, però c'è qualcosa che mi dà un senso di negatività e non so cosa, non capisco perché... forse perché non ho fiducia nel miglioramento e ogni volta che casualmente riesco a distrarmi, e me ne rendo conto, subito ripiombo in questo disagio, e nello sconforto, come prova della mia incapacità ad uscirne.

Dipende solo da me capire come fare per assumere questo atteggiamento di cedevolezza? Oppure esistono spiegazioni più dettagliate per capire come si fa?
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Attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
>>dovrei smettere di spaventarmi per l'idea, prenderla come una cosa innocua e in qualche modo appartenente a me (in quanto semplice prodotto della mia immaginazione)?

Forse può riconoscersi il diritto di spaventarsi, senza bisogno di cercare di rassicurarsi. E forse, il fatto che lei sia spaventata non implica necessariamente che le idee siano pericolose. Può aver paura senza per questo essere davvero in pericolo.

>>Dipende solo da me capire come fare per assumere questo atteggiamento di cedevolezza? Oppure esistono spiegazioni più dettagliate per capire come si fa?

Brava! Ottima domanda!

Se con la sua terapeuta lo ritenete un obiettivo importante e lo avete concordato insieme, insegnarle come non dar troppo peso alle idee può essere un passaggio impegnativo ma molto utile.

Per rispondere alla sua domanda, è eventualmente responsabilità della terapeuta insegnarle come si fa, e responsabilità sua faticare per allenarsi a farlo.

Più che "spiegazioni dettagliate" esistono esercizi, esperienze, tecniche da apprendere per distanziarsi dai propri pensieri e per accogliere senza resistere le proprie emozioni.

Ne parli con la sua terapeuta, potrete trovare insieme un accordo.

Se le va, ci tenga aggiornati

Cordiali saluti
[#10]
dopo
Utente
Utente
Vi ringrazio,
In questo momento sembra andare meglio ma sono sempre in attesa, purtroppo, delle brutte sensazioni, cosa che non cesserà finché non avrò certezze riguardo a questa situazione e al fatto di poterla superare come ogni brutto momento.
In ogni caso, penso che sminuire la paura e riderne, o per lo meno riconoscere il modo in cui è scaturita - esattamente come descritto nell'articolo sopra citato, la trappola - e identificarla come una cosa NORMALE sia d'aiuto.
Parlerò di queste tecniche con la mia psicologa e se ci sarà bisogno vi terrò informati. Grazie mille per la vostra attenzione!
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