Stress ansia psicosomatica, senso di sbandamento, vertigini

Gentili dott.,
mi rivolgo a voi per avere chiarimenti in merito alla situazione psicosomatica che vivo da diversi anni.
Il tutto ebbe inizio nel 2010, ultimo anno di superiori, durante un interrogazione d' inglese( non è mai stata la mia materia forte), la professoressa mi chiese un parere su un libro assegnato per compito estivo. Domanda banale, ma non abbastanza per scatenarmi un senso di agitazione, batti cuore, paura del essere giudicato da miei compagni(sensazioni che avvertivo spesso e volentieri in quasi tutte le prove orali), associato a un forte attacco di panico che mi pietrificò totalmente.
Il trauma fu cosi intenso, che da quel giorno, iniziai ad avvertire un forte senso di sbandamento, sensazioni d instabilità , senso di camminare in barca.
La mia vita si trasformò in un inferno, dovetti abbandonare l' atletica leggera, sport a cui ero ' devoto' e appassionato , a scuola non riuscivo più a concentrami sui libri, vedevo i miei compagni che andavano avanti con lo studio, mentre io restavo fermo a bere le mie lacrime, la focalizzazione su questi sintomi d' ansia era a 100.

Mi sono rivolto al medico di base, neurologo , otorino per escludere qualsiasi possibile origine organica di queste vertigini soggettive, e il responso, dopo innumerevoli visite, era sempre quello ansia Somatizzata.

Mi sentivo spiazziato , non riuscivo a metabolizzare il fatto che la sola ansia poteva generare un iter di sensazioni così debilitanti e autosabotanti. Allora decisi di rivolgermi a uno psichiatra, per fare il quadro della situazione. Questa' ultimo mi prescrisse dello xanax, Zoloft, Valdoxan ecc.....più che un paziente mi sentivo una cavia per test chimici, a tal punto che decisi di abbandonare la terapia farmacologica di antidepressivi, pur continuando con lo xanax da cui ero diventato dipendente,e approcciare verso un percorso di psicoterapia e musicoterapia (metodo Tomatis).

Dopo aver frequentato lunghe sedute d' ascolto e colloqui con psicologi, devo dire che stavo cominciando a rinascere, sono tornato a praticar sport, a studiare , insomma a vivere una vita ' più normale', anche se devo dir la verità che i sintomi psicosomatici suddetti li continuo ad avvertire seppur in misura minore dato che ho acquisito un grado di gestione dell ansia migliore.
Ora frequento l ' ultimo anno della triennale dell uni,e ammetto che la mia più grande paura è affrontare il mondo lavorativo, paura creata e alimentata da i vari sintomi illusori e soggettivi che fungono da schermo verso i problemi reali della vita.

I pareri cui vorrei sottoporvi sono i seguenti:
1)La sintomatolgia cronicizzata che percepisco avrà prima o poi fine?
2) Esistono casi analoghi ai miei?
3) Conoscete qualche metodo efficace contro le somatizzazioni d' ansia?


Grazie della lettura e un saluto Egregi Dott.

[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Situazione molto diffusa, certamente ci sono pz che hanno sintomatologia come la Sua.
Mi faccia capire meglio che tipo di psicoterapia ha fatto, perché Lei la descrive come lunghe sedute di ascolto da parte degli psicologi: ha cambiato più volte psicologo? Si trattava di psicoterapeuti?
Le hanno insegnato a gestire l'ansia? In che modo?
Di solito il pz impara a leggere e riconoscere l'attivazione fisica dello stato ansioso e a modularla.
Chiaramente l'ansia è un'emozione che proviamo tutti, quindi non capisco se Lei si sta riferendo all'ansia sana o a quella patologica che aveva prima della terapia.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo attivo dal 2014 al 2015
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo
< la mia più grande paura è affrontare il mondo lavorativo, paura creata e alimentata da i vari sintomi illusori e soggettivi che fungono da schermo verso i problemi reali della vita..>


Gentile ragazzo,

il panico e l'ansia l'hanno reso per diverso tempo come "ingabbiato" in un vortice senza uscita... soprattutto alla sua età diventa, poi, difficile non viversi la vita e sentire un senso di "mancanza"!

La valutazione farmacologica sembra sia stata fatta non in modo accurato? A quanto sembra non considerando l'aspetto olistico della Persona?

La Psicoterpia... è importante conoscere che percorso ha fatto ....

e come si sente ora?



Siamo in ascolto.

Un caro saluto
[#3]
dopo
Utente
Utente
Salve dr. Angela Pileci,
la ringrazio prima di tutto per aver accolta la mia domanda.
Tengo a precisare che oltre aver cambiato vari psicoterapeuti , mi sono affidato di ultima istanza a un studio medico formato da psichiatri e psicologi che utilizzavano il Metodo Tomatis, il quale prevedeva l' ascolto di brani di Mozart ' corretti con varie frequenze in MHz' associato a training autogeno e quindi tecniche di respirazione simili alla lontana allo yoga, e con cadenza mensile incontro con lo psicoterapeuta dove sono tutt'ora in cura, al fine ultimo di eliminare queste sensazioni.

Mi riferisco chiaramente all' ansia patologica ,da cui tuttora sono vincolato a distanza di 4 anni , e con tale termine intendo '' sentirsi i sintomi dell ansia costantemente pur non riconoscendo un causa , un fulcro e un origine di queste manifestazioni quotidiane. Capisco che l' attacco di panico , da cui è nata poi tutta questa maratona di sintomi, sia stato frutto di una situazione di confronto, quindi esterna, ma non riesco a capacitarmi del fatto che pur nei momenti di assoluta tranquillità o di svago, mi si accollino sempre queste sensazioni di sbandamento e instabilità.

Più che gestire l' ansia, come ho non correttamente esposto prima, ho imparato a conviverci insieme. Anche con il freno a mano tirato, cerco sempre di sforzarmi di fare quello che facevo prima, correre studiare , uscire con gli amici ecc. Insomma pur sentendomi insoddisfatto delle giornate, che diventano faticose anche quando non dovrebbero esserle, cerco sempre di stringere i denti e adottare un visione positiva, è difficile, ma credo che sia l' unico modo per sentirmi più vivo.
E' incredibile pensare come questi sintomi sembrano ''assumere un carattere punitivo per fatti che non ho commesso'', è ugualmente incredibile come essi siano alimentati ricaricati dal mio inconscio escludendo l' intervento della mia parte razionale. Come posso controllare qualcosa di non percettibile ? Come faccio a capire realmente il messaggio che la mia parte interiore mi vuol dare?
Non credo sia giusto vivere una vita in balia di stati illusori......Dott. Angela, cosa mi consiglia di fare?

In risposta alla dott. Antonietta Albano,
credo che la valutazione farmacologica sia stata fatta in modo accurato, da persone che ritengo molto competenti. Come lei ben sa, la cura farmacologica agisce il sintomo ma non la causa, quindi mi domando che senso ha assumere farmaci, se poi al momento dell'interruzione creano disagi ancora più grandi,legati a dipendenza e potenziamento del sintomo stesso che tenevano a '' bada''?
Il mio rapporto '' amoroso'' con le somatizzazioni oggi , non è ne delle migliori ne delle peggiori. Al risveglio avverto rigidità muscolare e sudorazioni alle mani, quasi come se avessi paura di affrontare la giornata, indipendentemente che essa sia pesante o leggera e una volta sceso dal letto si presentano in modo puntale questi sbandamenti. Mi sento insoddisfatto , se prima di questi avvenimenti avevo sogni e ambizioni ora sono piombato in uno stato apatico, in cui mi è difficile riconoscere lo scopo della mia vita, ...... mi sembra metaforicamente parlando, di navigare in un mare burrascoso , quando in realtà è tranquillo.
Concludendo vorrei affermare che l ' ansia è diventata tiranno della mia vita.

Grazie della lettura e buona giornata !!!!




[#4]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

posso risponderLe dal punto di vista della psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale, perché il rilassamento può andare bene ad integrazione della psicoterapia. Non è giusto che Lei debba convivere con tale disagio, ma deve proprio superarlo. Ad es. in terapia cognitivo-comportamentale, il primo step è fare in modo che il pz riesca ad imparare a riconoscere i propri stati emotivi e cognitivi, a differenziarli e distinguerli. E' chiaro che il rilassamento è piacevole e fa stare bene, ma deve essere integrato in una cornice in cui il pz impara a riconoscere e poi gestire l'attacco d'ansia.

Io non credo ci sia nulla di impercettibile...
Scusi ma non ho capito a cosa si riferisce qui: "Come posso controllare qualcosa di non percettibile ? Come faccio a capire realmente il messaggio che la mia parte interiore mi vuol dare? "

Il sintomo stesso avvisa che c'è qualcosa che non va: di questo ne avete parlato in terapia, Lei e il terapeuta?
[#5]
Psicologo attivo dal 2014 al 2019
Psicologo
Gentile Utente,
concordo con la collega Pileci: per affrontare e superare (non convivere) quanto riferisce dovrebbe impostare col proprio terapeuta un programma che la possa aiutare a divenire consapevole dei propri stati cognitivi-emotivi e comportamentali associati alle situazioni di vita che vive come ansiogene. Il rilassamento rappresenta una delle diverse tecniche per meglio imparare a modulare la sintomatologia ansiosa, ma dovrebbe essere inserito all'interno di una cornice più ampia. Ciò che penso sia maggiormente debilitante è il condizionamento che il primo attacco le ha causato nella vita di tutti i giorni. Leggo con piacere che è col tempo riuscito a riprendere a fare sport (come dimostrano ormai da molti articoli scientifici, l'attività sportiva rappresenta un ottimo anti-ansia), ma non dovrebbe "accontentarsi": i sintomi che ancora la disturbano possono essere trattati in terapia, al fine di evitare che si cornicizzino e influenzino la sua vita.
[#6]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dott. Angela e Gent. Dott. Roberta

volevo informarle che a colloquio col terapeuta , mi soffermo il più delle volte alle descrizione dei sintomi, rispetto alla ricerca del problema vero e proprio. Quando parlo di qualcosa di impercettibile voglio fare riferimento , all' origine occulta del problema, che a quanto pare esiste ma non riesco a riconoscerlo ,visto le varie manifestazioni. Come faccio a parlare di qualcosa d' inesistente con il mio psicoterapeuta?(per questo bado molto al sintomo)

Da quanto ho capito, mi sta dicendo che probabilmente, la mia capacità di riconoscere e modulare i vari stati emotivi è stata'' compromessa'', probabilmente dallo spavento del primo attacco di panico.
Sicuramente ha pienamente ragione, cercherò quindi di impostare con il mio psicoterapeuta un percorso più incentrato sulla' autoconsapevolezza e riconoscimento emotivo piuttosto che continuare a far sedute descrittive della sintomatologia in attesa di risposte miracolose con l' effetto di arginar il problema.

Vi ringrazio per aver letto parte della mia storia , e dei preziosi consigli che mi avete dato
Spero vivamente di riuscir un giorno di venirne a capo, e riuscir apprezzare il gusto della vita che ora ho un po perso.

Un ultima domanda che vorrei sottoporre, sento parlare continuamente dell' ipnosi utilizzata come cura per stati ansiosi/depressivi.... voi cosa ne pensate?

Distinti saluti Gent. Dott.
Ansia

Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.

Leggi tutto