Stati d'ansia continui e ipocondria

Gentili dottori, vi scrivo perchè avrei bisogno di un consiglio. Ho 34 anni, sono sempre stato di carattere tranquillo e felice, ansioso "nella norma". Ad aprile dell'anno scorso, a 2 mesi dal matrimonio di mia sorella più piccola, è venuto a mancare improvvisamente il mio papà per problemi cardiaci. Figura cardine della famiglia, ci è cascato il mondo addosso: ho cercato di farmi carico delle responsabilità di 3 famiglie, quella di mia sorella per la gestione del matrimonio, quella di mia madre ovviamente devastata dal dolore, ma soprattutto della mia, in quanto quasi contestualmente abbiamo scoperto con mia moglie di aspettare una bambina. Dopo quasi un anno "in apnea" cercando di rimettere insieme i cocci, stavamo vivendo la gioia della gravidanza senza problemi, fino a un paio di mesi dal parto: durante una visita ci avevano preventivato un parto pretermine dovuto alla scarsa quantità di liquido amniotico. Con controlli settimanali e ansie continue, siamo riusciti ad arrivare al termine del 9o mese senza complicazioni. A detta di tutti (ma anche analizzandomi da solo) dalla fine della gravidanza ho totalmente cambiato carattere: sempre nervoso, scontroso, sempre di pessimo umore e con ansia e panico continui, con sonno notturno interrotto. Nelle fasi finali della gravidanza ho passato la maggior parte del tempo a leggere in rete tutte le problematiche che potevano presentarsi. Quasi non mi sono goduto gli istanti iniziali della vita di mia figlia per la fobia che nascesse con problemi, al posto di gioire per la nuova vita. Ero conscio di questa situazione ma non sono riuscito a cambiare il mio "pensiero". A seguito di questo periodo stressante, ero notevolmente dimagrito e sotto consiglio del medico di famiglia mi sono sottoposto alle analisi di routine che hanno evidenziato un ipertiroidismo. Nonostante le rassicurazioni del medico, sono entrato in uno stato d'ansia continuo: ogni sensazione fisica, ogni problema e ogni fastidio che avvertivo ho iniziato a collegarlo a problematiche più gravi, con una paura continua di avere patologie gravissime (problemi cardiaci, tumori, sclerosi, SLA) che cessava per un breve periodo di tempo dopo aver effettuato esami di controllo (che effettuavo in maniera autonoma, cioè senza prescrizione del medico) ma che si ripresentava dopo pochi giorni. Sempre preso nel leggere online e preoccuparmi, avevo quasi messo da parte mia moglie e mia figlia, forse nel periodo più bello. Dopo aver iniziato la cura con il tapazole, le cose vanno leggermente meglio, riesco a godermi un pò di piu le situazioni ma ci sono ancora giorni in cui leggendo notizie di morti di malattia, o di neonati con problemi di leucemia ad esempio, rientro in questo tunnel di ansia e tristezza. Fatti presente al medico questi miei stati d'animo, ha detto che sono tutti conseguenze degli ormoni tiroidei e quindi non avrei bisogno di un supporto psicologico, come invece mi hanno suggerito alcuni amici e parenti. Vorrei sapere cosa ne pensate.
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

Senz'altro deve seguire le indicazioni del medico per quanto riguarda i problemi della tiroide.

Ma se anche non avesse tali problemi, diciamo che il momento molto stressante che ha dovuto affrontare è stato senza dubbio pesante: la perdita improvvisa del papà, la famiglia di origine da assistere, il matrimonio di Sua sorella e la gravidanza con il rischio di complicazioni.

Direi che c ' è molto dolore da metabolizzare e se Lei Desidera affrontare e metabolizzare con l ' aiuto di uno psicologo psicoterapeuta che male c ' è? Ovviamente io non mi riferisco ad una psicoterapia ma ad un supporto in questo momento difficile.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Gentile utente,

Verosimilmente lo stress vissuto dovuto all’improvvisa morte di suo papà, alle responsabilità che si è assunto e la preoccupazione per lo stato di salute della bambina hanno avuto un peso rilevante nell’insorgenza e nel mantenimento dei sintomi psicologici che descrive. Tuttavia, considerando che l’ipertiroidismo ha ricadute negative sul sistema nervoso centrale, non di rado persone che soffrono di un mal funzionamento della ghiandola tiroidea sviluppino:
* Tristezza
* ansia
* irritabilità/nervosismo e instabilità emotiva

statisticamente circa il 60% dei delle persone ipertiroidee soffre di un disturbo d’ansia.

Per tanto, cosa sarebbe saggio fare?
Contattare un collega psicologo psicoterapeuta che, insieme al suo endocrinologo di fiducia, possa stilare una diagnosi differenziale e cioè capire se la sintomatologia che descrive:
- è dovuta esclusivamente ad un problema ormonale/tiroideo
- si presenta indipendente dalle funzioni tiroidee.
- può essere dovuta a fattori ormonali e psicologici (che molto spesso si influenzano a vicenda)

Quindi bisognerà capire se i suoi stati cognitivi ed emotivi sono dovuti alla sua condizione medica o no.
Questo lo potranno fare, in sintonia, gli specialisti sopra menzionati, e successivamente ad una diagnosi valutare la possibilità di una terapia che potrebbe essere anche integrata:
- ormonale
&
- psicologica

endocrinologia e psicologia hanno molti aspetti in comune nella presentazione di alcuni quadri sintomatici, quindi occorreranno delle valutazioni minuziose per comprendere in che misura la sintomatologia è associata al problema tiroideo. Da qui in poi si valuterà che tipologia di trattamento/i terapeutico/i utilizzare per farla stare meglio.

Cordiali saluti

Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.

[#3]
dopo
Utente
Utente
Grazie mille per le esaurienti risposte. Ero un pò restio ad un supporto psicologico, in quanto non volevo mostrarmi "debole" di fronte a mia moglie e figlia, anche se notano alcuni miei atteggiamenti "folli" come il misurarmi continuamente la pressione o altro.
Secondo voi dovrei iniziare a contattare quale esperto in maniera "nascosta" a loro?
[#4]
Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Andare da uno psicologo che sia anche psicoterapeuta non è segno di debolezza ma è assumersi la responsabilità di se stessi e della propria salute mentale. Quindi, se dovessimo ragionare per poli forte/debole, recarsi da un collega è sinonimo di forza proprio perché ci si mette in gioco per migliorarsi in tutte le aree della vita.

Detto ciò, sarebbe il caso che i suoi affetti più cari sappiano della decisione di contattare un collega psicologo psicoterapeuta. Per quanto sopra le ho detto, come vede, non ci sono motivi per nascondersi...
Anzi, verosimilmente ne gioverebbe tutto il nucleo familiare

Stia bene!
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