Consigli per superare l'invidia

Ho 25 anni, frequento l'università e sono amico da 8 anni con una mia compagna di classe delle superiori.
Ci siamo trovati l'ultima volta tre anni fa, ma ci scriviamo ogni giorno.
Lei è fidanzata da 7 anni e questo da tempo mi fa logorare di invidia, ma lei non lo sa perchè non glielo ho mai detto.
Le ho anche mentito dicendo che avevo avuto qualche storiella.
Io non ho mai nemmeno baciato una ragazza, vorrei tanto avere una storia così duratura.
La ferita più grande, oltre al non aver mai fatto sesso, è quella che nessuna mi ha mai detto "ti amo" o avuto interesse per me.
Ho avuto chimica per qualcuna, ma non è stata ricambiata.

La storia di questa mia amica va bene, è una relazione solida, anche se lei non me ne parla mai perchè sa che provo antipatia nei confronti del suo ragazzo, siamo due persone totalmente diverse.
Però provo un'invidia maligna: vorrei che la loro storia finisse, auguro la morte a lui molte volte, fantastico di esultare alla sua morte o alla fine della loro relazione, perchè questo metterebbe lei sul mio stesso piano.
Non accetto che abbia più di me in campo sentimentale, in nessun modo.

In altri campi, invece, come quello lavorativo, le ho sempre augurato il meglio, anche perchè so che anche io posso raggiungere i miei obiettivi e, quando non ho invidia, sono molto motivato ad acquisire conoscenze nel campo del marketing, dove vorrei lavorare in futuro, e ascoltare video formativi e testimonianze agli open day che la mia università propone.
Ciò mi fa sentire vivo.

Il problema è che poi penso a lei, guardo il suo profilo fb e ripenso che lei sia fidanzata e io no e molte volte mi chiedo: a cosa serve che io faccia il massimo per informarmi sulla mia carriera lavorativa se poi mi manca una relazione stabile con una fidanzata?
E da lì ripartono i pensieri invidiosi e maligni sopra descritti.
E in quei momenti sono più forti di tutto, della mia carriera lavorativa, degli studi, ecc.
E riempiono totalmente le mie giornate, vuote, piene di invidia, di auguri di morte.

In quei momenti penso che l'unica felicità sia la fine del loro rapporto, cosicchè lei torni al mio stessso livello, questa è l'unica cosa a cui penso, non c'è nient'altro.

Sono tutt'altra cosa rispetto ai giorni in cui invece studio e mi sento motivato per il mio futuro.
Quando invidio non riesco a farmi andare via l'invidia dalla mente, non riesco a controllarla.
Ho letto su internet che quelli come me si chiamerebbero narcisisti patologici e che non si possono curare.
Questo mi preoccupa molto perchè vorrei guarire dall'invidia, ma se non si può non so cosa farci.

Inizierò un percorso di psicoterapia, una psicologa mi ha detto di risentirci tra un mese che mi fa sapere per il colloquio.

Vi chiedo, intanto, se avete qualche suggerimento, qualche comportamento da adottare per scacciare l'invidia fin da subito.

Vi prego, mi sta veramente logorando le giornate che passo da solo in stanza mia (forse è anche colpa di questa routine), quando in realtà dovrei studiare.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
lei ci ha scritto la medesima richiesta il 27.12.2021. Qui non fa altro che un copia/incolla.
Per risponderle più estesamente, vorrei sapere da lei alcune cose.
Le chiedo come mai abbia replicato per intero la sua prima richiesta: nulla è cambiato nei suoi sentimenti, nelle sue idee e neppure nella sue abitudini (il restare sempre solo nella sua stanza) in quest'ultimo mese?
Le chiedo anche perché ha scelto una psicoterapeuta che non poteva vederla prima di un mese, e perché ci scrive di nuovo, quando ormai dovrebbe essere prossimo l'inizio della sua terapia. Era a conoscenza del fatto che in ogni università ci sono degli psicologi a disposizione degli studenti?
Le chiedo chi le ha suggerito la diagnosi di "narcisismo patologico", che a me sembra alquanto avventata.
Infine -è la domanda principale- perché concentra la sua attenzione sull'invidia e sui sentimenti malevoli che nutre ossessivamente nei confronti della ex compagna e del suo partner, spostandola dal vero problema?
Attendo le sue risposte.
Cordialmente.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
La ringrazio per la risposta, parto dalla fine.
Non so nemmeno io perchè lo faccio, sicuramente c'è molta frustrazione da parte mia per la voglia di vivere una relazione, cosa che non ho mai avuto. Frustrazione per non aver mai fatto sesso, mi basta solo sentire la parola"sesso" per far scattare nella mia testa "è una cosa che a me manca, e invece lei (questa mia compagna) lo fa da una a tre volte a settimana (così mi ha detto lei quando glielo ho chiesto)" e da lì identifico questa come una cosa che mi manca ed iniziano i pensieri ossessivi, alimentati soprattutto nei momenti morti, quando non studio o sono in pausa. Il problema è che anche solo il fatto di vedere una coppia per strada o leggere a caso qualche frase sull'amore mi fa venire in mente questi pensieri e molte volte non riesco nemmeno più a studiare. Non riesco ad accettare che questa mia amica abbia più di me, in quei momenti sento che la mia unica felicità è la fine della loro storia. Purtroppo io sono così, spesso se un mio amico ha più di me, lo invidio e non riesco ad accettarlo. E' capitato anche con un mio amico dell'università, non condividevo la gioia dei suoi voti quando me li diceva, rimanevo indifferente. Con persone che conosco ma di cui non sono molto amico riesco invece a provare gratitudine. Sono frustrato, ho anche provato a iscrivermi a qualche app di incontri e ricevuto qualche match, ma le 7 ragazze a cui ho scritto un semplice "ciao" o "vorrei conoscerti" non hanno risposto. Dal vivo invece tre mesi fa ho avuto interesse per una ragazza, ma poi tutto si è raffreddato perchè a lei non interessava. Ecco, sento che in questo momento nulla potrebbe rendere la mia vita più piena di una storia d'amore, con quella sarei apposto. Sento che lo studio e la mia futura carriera lavorativa non potrebbero completarla in nessun modo se non ho una fidanzata, e quindi distolgo il mio impegno da lì. Non so se poi corro il rischio di idealizzaare troppo l'amore quando mi capiterà di viverlo o di non trovarlo a furia di cercare troppo. Mi rendo conto che è un cane che si morde la coda da cui è difficile uscire.
Ho comunque riscritto il consulto perchè l'avevo visto come "scaduto" e pensavo non fosse più visibile, non avendo ricevuto risposta.
L'unica cosa che è cambiata in questo mese è che finalmente ho cambiato stanza dove studiare, per cui riesco a concentrarmi e studiare meglio e per più tempo, ma ahimè i pensieri rimangono e non vanno via. Un'altra cosa che è cambiata dal consulto è che ho avuto una litigata con questa mia amica via chat perchè due settimane fa, in un momento di invidia, le ho scritto tutta la mia frustrazione, dicendole in sostanza che non è giusto che lei abbia una relazione e io no, che spero che finsica presto e che io merito di avere una relazione. Fortunatamente lei mi ha perdonato per ciò che ho scritto, ha detto che io non sono quella persona lì, che riconosce che sono molto altro e che infondo sa che le voglio bene. Entrerò più nei dettagli dell'episodio nella prossima risposta che le darò sennò mi dilungo troppo.
La diagnosi me la sono fatta da solo, vedendo un sito internet dove venivano elencati i criteri DSM-5 per vedere se uno ha qualche disturbo narcisistico o meno. Forse ho sbagliato
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
consideriamo due frasi sue significative.
"Sono frustrato, ho anche provato a iscrivermi a qualche app di incontri e ricevuto qualche match, ma le 7 ragazze a cui ho scritto un semplice "ciao" o "vorrei conoscerti" non hanno risposto"; e di seguito: "Dal vivo invece tre mesi fa ho avuto interesse per una ragazza, ma poi tutto si è raffreddato perchè a lei non interessava".
Lei in tutti questi anni (l'attrazione per il sesso comincia verso i 10/12 anni) parlava delle sue curiosità sessuali con gli altri adolescenti, ascoltava i loro discorsi? Ha notato, ripensando ad allora, che dietro certe sicurezze apparenti si celano una serie di paure e frustrazioni? Se avvertiva anche allora l'indifferenza delle ragazze nei suoi confronti, come la spiegava?
Oggi, adulto, dalle frasi che ho riportato sembra che lei abbia tentato due soli approcci, differenti ma destinati entrambi al fallimento, sia dal vivo che online.
Nel caso dell'incontro dal vivo siamo sicuri che sia stata la ragazza a raffreddarsi o piuttosto lei non ha usato alcuna strategia per rendere interessante l'incontro?
Così sembrerebbe anche dal fatto che in un'app dedicata agli incontri, lei pretende di agganciare qualcuno con un semplice "ciao". Anche "vorrei conoscerti" dice ben poco di sé, e nulla dell'interesse verso l'altra persona.
Questo per quanto riguarda il dialogo. Ma in che modo lei si percepisce sotto il profilo fisico e mentale, e quindi in che modo si presenta agli altri?
Venendo ad altro argomento, ha fatto bene a parlare alla sua amica dei suoi sentimenti reali; sorprende però che la ragazza la tratti come un bambino che può fare i capricci ma in fondo è una specie di cucciolo buono.
Infine non ha scritto niente del suo incontro con la psicologa, eppure le avevo rivolto domande specifiche al riguardo.
A mio parere una consulenza dal vivo urge. Ricordi che all'università c'è uno psicologo a disposizione degli studenti.
Ci tenga al corrente; auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Quando sentivo i discorsi sul sesso degli altri ragazzi no, non facevo caso alle paure o alle loro frustrazioni. Rimanevo lì, un po' ad ammirarli e un po' a convinvermi che tutto quello non lo avrei mai raggiunto, era come un vorrei ma non posso. Questo è successo fino a due anni fa. Forse perchè alle medie sono stato anche preso in giro e vedendo chi mi prendeva in giro e le fidanzate che avevano o ragazze che conoscevano, facevo gli stessi pensieri, ossia "beati loro che hanno una fidanzata o una ragazza". Non so se derivi da questo. Fatto sta che alle superiori, in una classe di tutte ragazze, non provavo niente per nessuna, apparte una che non ricambiava. Ma nemmeno c'era interesse, avevo grandi difficoltà a parlare con loro perchè non avevo grandi interessi per le loro vite, difficoltà enormi a trovare degli argomenti di cui parlare. Emblematico era il mio portamento, a braccia spesso incrociate e spalle rigide, per far vedere una sicurezza che, come tutte notavano, non avevo. Emblematico anche quello che mi son detto l'ultimo anno delle superiori: è meglio se cerco di non affezionarmi a nessuna, nemmeno in amicizia, perchè se poi la scuola finisce e non ci rivediamo più, ci starò male. In quegli anni sentivo i discorsi degli altri, raccontavo bugie per far vedere che anche io avevo una vita sessuale attiva come loro, ma in realtà ci stavo male. Raccontavo un me diverso da quello che ero. Vedevo la meta di avere una ragazza come irragiungibile. Ora gli anni sono cambiati, mi piaccio fisicamente, cosa che lì non accadeva e infatti pensavo che le altre pensassero che fossi brutto. E mentalmente ho i miei periodi di up e down, a volte sono determinato, mi sento bene con la mia vita, ragiono su come costruire il mio futuro, mi dedico agli studi, e altre invece, dove spesso l'invidia prende piede, mi sento come se mi mancasse qualcosa. Se uno dovesse però chiedermi qual è il mio scopo nella vita risponderei che vorrei trovare l'amore di una persona ed essere felice con lei e basta. Ma è uno scopo differente da quello che altri dicono, altri dicono che il loro scopo è essere realizzati in un determinato lavoro, ecc., non menzionano quasi mai l'amore. Io invece non pongo il lavoro al primo posto, lo vedo come meno importante dell'amore. Devo ancora iniziare a lavorare, finirò gli studi l'anno prossimo, so solamente il settore dove mi piacerebbe lavorare, ma non ho una vera e propria professione dove mi piacerebbe progredire. Ce ne sono varie, le valuterò e poi vedrò strada facendo. Magari trovo il lavoro che mi piace e da lì magari diventerà una mia priorità anche quello. Però rispetto ad alcuni anni fa mi vedo migliorato e mi sento anche pronto per una relazione, non riesco quindi a capire cos'ho che non va, cosa c'è di sbagliato. La ringrazio per quello che mi ha detto sull'app di incontri, non ci avevo pensato. Sull'approccio dal vivo invece non lo so. Io sono molto dell'idea che o l'interesse da ambo le parti c'è subito e si vede subito dagli atteggiamenti di entrambe o niente: in quel caso la ragazza dal vivo in gruppo apprezzava molto il contatto fisico con me, si faceva abbracciare, baciare sulla testa, sembrava essere l'inizo di una possibile sintonia. Poi però nella chat, scrivendole, era fredda, soltanto frasi di circostanzae nula più. Ero sempre io il primo a scriverle, l'ultima volta che ci siamo visti dal vivo lei poi doveva partire per due settimane in vacanza e le ho detto che avevo voglia di vederla prima, ma ha detto che aveva poco tempo. Tenendo conto di tutto ciò, dopo un po' di giorni che le scrivevo io ho provato a vedere se lo faceva lei e non è successo, avevo perso interesse anch'io e non le ho più scritto. Peccato, verso di lei avevo un interesse dal punto di vista sessuale e mi isprirava abbastanza anche come persona, percepivo un po' di chimica in me, tant'è che mi son detto "mi incuriosisce, proviamoci e vediamo come va, se può nascere qualcosa" ma poi nulla.
Per la mia amica, invece, penso proprio che lei non voglia perdere il rapporto, so che è sincera con me, mi ha sempre detto che per lei sono un punto di riferimento e che è orgogliosa di me e che c'è stato un momento della sua vita dove grazie al mio sostegno è venuta fuori da un periodo molto buio. Si è infastidita quando le ho detto che spero che la sua relazione finsica perchè lei non merita di averla e che non capisco perchè a me invece non succeda. In quel momento lì quando glielo ho scritto mi ha detto che era infastidita perchè sembrava una gara e che non capiva il perchè della continua competizione con lei, visto che secondo lei avevo già vinto in partenza. Ma qualche giorno dopo è tornata a scrivermi, dicendo che la nostra amicizia va oltre e siamo tornati a scherzare come prima.
Per la psicoterapeuta, invece, inizierò giovedì della settimana prossima, presso studio privato. L'ho scelta in base alle recensioni che vedevo su di lei su un sito e in base ai campi di psicologia in cui opera in psicoterapia.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
mi sembra che lei vada approfondendo la capacità di guardare in sé stesso e nel suo passato. Questo le sarà utile, in particolare quando incontrerà la sua psicologa e inizierà, se lo vuole davvero, un processo di cambiamento delle idee disfunzionali, delle emozioni e dei comportamenti che la ostacolano.
A proposito: che tipo di psicoterapia pratica la futura curante?
Le faccio qualche esempio di idee, sentimenti e comportamenti da lei espressi su cui sarebbe bene lavorare:
"Io sono molto dell'idea che o l'interesse da ambo le parti c'è subito e si vede subito dagli atteggiamenti di entrambe o niente".
"Quando sentivo i discorsi sul sesso degli altri ragazzi no, non facevo caso alle paure o alle loro frustrazioni. Rimanevo lì, un po' ad ammirarli e un po' a convincermi che tutto quello non lo avrei mai raggiunto, era come un vorrei ma non posso".
"Pensavo che le altre pensassero che fossi brutto".
"Nemmeno c'era interesse, avevo grandi difficoltà a parlare con loro perchè non avevo grandi interessi per le loro vite, difficoltà enormi a trovare degli argomenti di cui parlare".
"E' meglio se cerco di non affezionarmi a nessuna, nemmeno in amicizia, perchè se poi la scuola finisce e non ci rivediamo più, ci starò male".
Ce ne sarebbero altre; può essere utile stampare le sue email e portarle alla psicologa.
Infine, cosa intende con la frase "alle superiori, in una classe di tutte ragazze"? Che tipo di scuola era? Ed è stata una classe con questa stessa composizione per cinque anni?
Lei capisce che se c'è un problema di identità di genere molte cose vanno interpretate diversamente.
Le faccio tanti auguri e spero che ci terrà al corrente della sua situazione.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Gentile Dottoressa, la ringrazio della risposta.
Per quel che riguarda le compagne di classe a scuola intendo proprio che si, eravamo solo in due maschi su 20 ragazze in classe ed è abbastanza normale questa composizione diciamo, avendo studiato lingue. Non è quindi un problema di identità di genere, quanto più un problema che ho sempre avuto difficoltà a relazionarmi col sesso femminile, soprattutto gli anni passati, ora sto un po' migliorando.
Con la psicoterapeuta ho iniziato oggi, semplicemente ci siamo seduti io e lei nella stanza e abbiamo parlato, le ho detto del mio problema dell'invidia e abbiamo iniziato a parlare un po' del passato, del fatto che l'invidia mi stia facendo vivere la vita da spettatore e non da protagonista. Su questo approfondiremo andando avanti con le sedute, intanto è stata una boccata d'ossigeno e di speranza. Non so bene come si chiami questo tipo di psicoterapia.
Il mio problema è però nato subito dopo la seduta. Nei giorni scorsi non ho avuto momenti di invidia e sono riuscito a concentrarmi su me stesso e sullo studio. Ma la mente mia è ancora troppo fragile per poter vivere serenamente senza invidiare, sono appena all'inizio del percorso. E infatti, subito dopo l'incontro, ho subito una batosta mentalmete e sono tornato a provare risentimento, non appena si è presentata l'occasione. Quella mia amica delle superiori mi ha infatti detto che dal mese prossimo inizierà a lavorare in un'azienda internazionale qui in Italia, che le ha offerto un ottimo contratto e un avanzamento di carriera, cosa che lei aspettava da tre anni e che l'azienda per cui lavorava (ormai) non le ha mai dato. La mettono in prova e poi vedono se farle il contratto per sempre, cosa che penso faranno, purtroppo, visto che lei è brava, lo ammetto, e di esperienza ne ha. Questa notizia mi ha fatto percepire un pericolo terribile per me, non tanto quello che lei sia realizzata a lavoro in sè, questo non lo temo. Quello di cui ho una gran paura è che, una volta aver stabilizzato con questo lavoro la sua carriera, lei possa progredire nelle sue tappe di vita sentimentale. Il suo fidanzato, infatti, ha già un lavoro che gli piace da 5 anni, a tempo indeterminato per cui si è già realizzato. Ho una paura assurda che lei, tra qualche mese o un anno, possa dirmi che va a convivere col suo fidanzato o che sta aspettando un figlio, mentre io sono ancora qua senza aver mai avuto una relazione. Non riuscirei mai ad accettarlo, voglio che prima capiti una relazione a me e solo poi potrò essere felice per i suoi traguardi in ambito sentimentale. Non posso esserlo se prima non mi fidanzo anche io. Il prossimo colloquio è tra una settimana, non vorrei mai passarla con questo sentimento e paura addosso ma è dura. Le chiedo, dottoressa, una sua idea in merito, qualche consiglio se può
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
darle consigli non è da psicologi, altrimenti sostituiremmo noi stessi all'utente, mentre è esso stesso che col nostro aiuto deve "fiorire".
Anche darle idee, visto che ha una sua curante, potrebbe essere pericoloso: la sua alleanza con la curante, col suo insostituibile valore terapeutico, si svilupperà se nell'intervallo tra una seduta e l'altra lei penserà a ciò che vi siete detti e alle cose nuove da dire.
Su questo, in certi momenti, può essere utile soffermarsi a prendere appunti o a sviluppare per intero il suo pensiero. Alcuni trovano utile fissare un'idea, un sentimento, una suggestione sul registratore del telefonino.
Posso dirle, però, che il fatto che abbia provato di nuovo un'invidia tormentosa può essere il segno di un iniziale ingresso nel percorso terapeutico: lei è all'inizio di un cammino affascinante ma a tratti doloroso, che la aiuterà facendola scendere nella fossa delle Marianne, per poter riconquistare sé stesso.
Auguri!

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

Disturbi di personalità

I disturbi di personalità si verificano in caso di alterazioni di pensiero e di comportamento nei tratti della persona: classificazione e caratteristiche dei vari disturbi.

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