Moralismi rigidi? ossessioni?

Ciao.
Mi piacerebbe ricevere il vostro parere su una questione che, per me, è delicata e molto sofferente.
Sono fidanzata con un ragazzo da qualche mese e sentivo di vivere una relazione nutriente, felice.
Per me ciò che conta più di tutto è la trasparenza.
Ho bisogno che la fiducia rimanga vergine affinché riesca ad avere cura della relazione in cui sono.
Ultimamente avevo delle sensazioni negative rispetto ad un possibile tradimento.
Vedo il messaggio di una ragazza e domando spiegazioni.
Lui è molto socievole, ha molte amiche ed io ho sempre rispettato i suoi affetti.
Il nome però non mi era famigliare e mi ha insospettita.
Mi ha permesso di leggere i messaggi.
Si tratta di una ragazza con cui ha flirtato in passato, anche nel primo mese in cui c’erano i nostri primi incontri.
I contenuti dei messaggi successivi sembrano innocui.
Lei scrive spesso, parlano con una frequenza di una volta ogni due settimane circa nel corso di questi 8 mesi insieme.
Lei flirta ancora, le risposte di lui non mi sembrano assecondare molto in verità.
Le scrive anche che si stava innamorando di me.
Ciò che mi ferisce però è il fatto che escano per prendere caffè insieme, più di una volta, e che lui non me ne abbia mai parlato.
Sono stata tradita in relazioni precedenti.
È una ferita che sanguina e non lascia spazio a cicatrici.
Sono moralmente rigida.
Il pensiero del tradimento (anche quello di aver tradito io e di non ricordarlo) è ricorrente e fa male.
So che per vivere una relazione duratura occorre garantire margine di errore a sé e all’altro ma non riesco ad andare oltre l’idea e il dolore che la fiducia non sia più vergine.
Lui mi raccontava le sue giornate, io ero serena dei suoi affetti perché lo pensavo onesto nella stessa misura in cui so esserlo io.
L’aver invece omesso completamente la presenza di questa persona mi spezza il cuoricino, mi scaraventa via dalla bolla rosea splendida nella quale ho vissuto questa relazione agli inizi.
Ero grata e felice.
Non so lasciarlo perché sono al centro tra i miei moralismi e l’idea che ciò che ha fatto sia assolutamente sbagliato e le voci di persone che mi dicono che è risolvibile, che pretendo comportamenti che neppure un santo avrebbe, che sono troppo pretenziosa e pesante.
So implicarmi.
Penso, in parte spero, che io sia davvero troppo pesante così da poterlo giustificare, che è l’unica cosa che vorrei con tutto il cuore e non riesco a fare.
Non riesco a lasciare questa relazione.
Sento come se mi avesse sottratto una gioia grande senza che io avessi colpa.
Con lui ne ho parlato tanto, lui è attento nell’ascolto.
Non sa il motivo del perché non me lo abbi detto ma dice che non aveva intenzionalità cattiva e che non ha fatto niente di grave per lui ma capisce il mio punto di vista e capisce che io, per come sono e per le mie esperienze, possa essere ferita.
Vorrei spegnere il cervello e le cento voci e ritornare ad amare.
Vorrei saper perdonare.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> Sono moralmente rigida.

Non sei moralmente rigida, perché a nessuno piace l'idea di poter essere tradito.

Sembri però molto rigida in senso perfezionistico, cosa che si evince da qui:

>>> L’aver invece omesso completamente la presenza di questa persona mi spezza il cuoricino, mi scaraventa via dalla bolla rosea splendida nella quale ho vissuto questa relazione agli inizi.

Non esiste la perfezione in generale, figuriamoci in amore. Da una parte è comprensibile che tu la cerchi, perché sei ancora troppo giovane. Dall'altra ti stai preparando il terreno per una vita di sofferenze se continui così.

Un conto è essere traditi. Tutt'altra cosa è quello che si capisce che ti è successo leggendo questo racconto. Possono essere tante le ragioni per cui il ragazzo ha omesso di parlarti di questa ragazza, non necessariamente dev'esserci stato un tradimento.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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dopo
Utente
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Grazie per la risposta. Ha ragione. Sento di essere perfezionista anche in ambiti che prescindono la relazione. Durante l’università non ho ammesso un voto che non fosse più alto del 27. Non ammetto errore o sbavature all’altro e a me. Durante i messaggi a cui mi riferisco, lei fa allusioni a inviti sessuali ai quali lui risponde senza assecondare. Le dice anche, ad un certo punto, che aveva passato il tempo con me e che si stava innamorando. Non penso ci sia stato un tradimento perché credo che, nonostante lui abbia un pensiero più flessibile e tollerante del mio, intenda il tradimento fisico effettivo come rottura del legame e me lo avrebbe confessato. Penso anche sarebbe emerso dai messaggi. Sono stata io a dire che avrei rispettato i suoi legami passati ma che avrei preferito non sapere niente. Ora mi arrabbio perché ho scoperto. Non capisco se il problema è in me, nei pensieri ricorrenti rispetto al tradimento, nella ferita passata aperta, nella paura che l’altro mi manchi di rispetto e mi ferisca. Come si smette di condannarsi ad una prossima vita infelice? Come capisco cosa è opportuno tollerare?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Il perfezionismo è espressione di ossessività, cioè di bisogno di controllo, che a sua volta è espressione di ansia. Tu credi di dover controllare quante più cose puoi per illuderti di essere al sicuro. Ma così facendo ti stai limitando.

Non potrai mai avere la certezza assoluta che qualcuno non ti tradirà mai. Dare fiducia, per definizione, esclude ogni idea di certezza.

Quindi per rispondere alla tua domanda la prima e più importante cosa che devi imparare a tollerare è l'incertezza. Seguita dalla tolleranza all'imperfezione.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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Utente
Utente
Le persone a me fare mi hanno detto ciò che intende anche lei, e cioè che essere così mi renderà schiava dei perfezionismi, non riuscendo di fatto a coniugarli con la vita vera. Dopo che ci siamo lasciati, allora, ho chiesto di parlargli. Mi ha detto più volte che non mi voleva più, e mi sono sentita svuotata. Quando ho sentito che non potevo fare opera di convincimento ma solo mostrarmi aperta alla possibilità di smussare gli angoli, lui mi ha detto che non si sente pronto ad avere una relazione. Sono la sua prima vera relazione, secondo lui. Poi, dopo aver parlato ancora a cuore aperto, mi ha detto di riprovarci. Ora mi sento spaventata. A volte penso di poter andare oltre, altre mi arrovello tra i pensieri. Perché, se non è un tradimento, lo vivo proprio come se lo fosse stato? I continui non ti voglio più , poi, mi hanno fatto sentire sola nel tentativo di riparare qualcosa che ha rotto l’altro e non ha avuto molta cura di riparare perché non sento di aver fatto qualcosa di sbagliato, non mi sento in colpa - come dice lui. Non capisco più niente. Cosa vuol dire non essere pronti ad una relazione? Non è così bello avere e dare amore?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> ho sentito che non potevo fare opera di convincimento

Eh, ma l'errore sta proprio qui.

Non si "convincono" gli altri a restare con noi. O lo fanno per volontà propria, oppure se senti il bisogno di farlo, c'è già un problema.

La risposta a tutte le tue domande è: perché siccome sei ossessiva, per te è fondamentale il bisogno di controllare. Di controllare ciò che ti capita e di come le persone si comportano con te.

Ecco perché lo vivi come un tradimento: perché ti fa sbattere la faccia contro un fatto molto semplice eppure così difficile da accettare per gli ossessivi: non tutto si può controllare. Specie negli altri.

Cerca un aiuto psicoterapeutico, ti farà bene.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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dopo
Utente
Utente
Grazie per la risposta. Vorrei porle solo una ultima riflessione e domanda. Io ho parlato con diversi suoi colleghi negli anni ma ho sempre sentito che trascurassero ciò che riportavo rispetto il pensiero ricorrente sul tradimento. Spesso mi capita di temere di aver già tradito e di non ricordarlo. Mi sento in colpa come se lo avessi fatto e cerco di ripercorrere mentalmente gli eventi passati. Continuo a dirmi e se lo avessi rimosso? . Oggi si pone poca attenzione agli aspetti sintomatologici a favore del passato infantile e della storia relazionale di vita. Tuttavia, se qualcuno mi avesse detto che potrei soffrire di doc mi sarei sentita contenuta e meno pazza. Rispetto a questa relazione, invece, mi dispiacerebbe molto lasciarla andare solo perché l’altro è umano, e cioè gli piace probabilmente ricevere attenzioni da qualcuna e ne omette gli incontri, senza però andare oltre davvero. Quando parliamo mi sembra di poter vantare un dialogo onesto, sebbene in sottofondo ho sempre paura di essere presa in giro. Continuo a domandargli rassicurazioni ma so che non è un bene perché non mi basta mai. Continuo a ripensare, a dire e se avesse risposto così? , a immaginare scenari diversi rispetto a quelli visti nelle chat. Lei ritiene pensabile sia una forma di doc? Ho chiesto un incontro ad una psicoterapeuta ma temo ignorerà ciò che intendo dirle, liquidandolo.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Sì, da ciò che scrivi è molto probabile si tratti di un disturbo ossessivo, e come tale dovrebbe essere trattato (se confermato).

>>> Oggi si pone poca attenzione agli aspetti sintomatologici a favore del passato infantile e della storia relazionale di vita

Beh, non esattamente "oggi", ma in "alcuni orientamenti psicoterapeutici" è vero che si tende a preferire lo scavare nel passato rispetto a come il problema si manifesta al presente. E non mi riferisco solo ai sintomi, ma soprattutto al modo in cui il disturbo funziona.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
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