Paura di crescere, terrore della vita, convinzione di non essere normale

Salve a tutti, sono una ragazza di 19 anni che ha finito il liceo quest'estate.
Ho sempre saputo di avere dei problemi, ma non li ho mai affrontati davvero perchè mi trovavo sempre ad essere nella "culla" della famiglia, del liceo... insomma, una vita impostata, senza quasi nessuna responsabilità, sempre protetta dagli ambienti, dalla famiglia ecc.
Ho sempre avuto molti problemi con me stessa, mi sono sempre reputata "non normale", perchè in tutte le situazioni con i ragazzi della mia età mi sento distante, come se non andassi bene; col tempo ho capito che tante erano mie distorsioni cognitive, cioè il problema ero io! alle vacanze con gli amici stavo male.
IO la vita non la vivo, la penso, la calcolo, rimugino, mi spavento.
Non mi fido della mia testa, non capisco niente.
La mia frase della vita è "Non so vivere" e "ho paura".
Ho sempre vissuto cercando il comfort dell'abbraccio di adulti che stimo, di mia mamma, di amici che mi capissero, preti, mia nonna... Senza mai fare un lavoro su di me, pensando che crescendo sarei migliorata.

Mi spiego meglio: io ho il terrore della vita, di tutto quello che la vita adulta comporta.
Guardando gli altri ho sempre pensato "io non sono capace", mi sono sempre frenata; ad esempio ho la fobia di prendere la patente, perchè mi reputo imbranata ed è una cosa molto da adulta.
Mia mamma ha sempre fatto tutto per me per cui io non so neanche come funziona una casa, come fare il letto.
Non intraprendo progetti per la paura della complessità, perchè sono convinta di non essere intelligente.
Sono ignorante sull'attualità, NON SO STARE AL MONDO.
Non so fare le cose normali come cucinare.
Non vedo futuro per me, anche se lo desidero: non mi vedo in un lavoro perchè sono una fogliolina spaventata con mille problemi, non mi vedo in un matrimonio perchè nessuno vuole una così e io stessa non mi butto perchè mi ritengo noiosa e assolutamente incapace in una relazione, non mi vedo in niente.
Vedo solo che non vorrei esistere.
Quando guardo una mamma con un figlio penso "lo vorrei ma non so nemmeno badare a me stessa, non so neanche chiamare il medico"
Ho sperimentato momenti di felicità, ma certo ero adolescente ed evitavo i problemi! Ho passato la vita a schivare, a scappare, a pensare a testa bassa "scusate se esisto", totalmente senza palle.
Sono terrorizzata dalle cose burocratiche, perchè mi arrendo subito di fronte alla complessità, alle cose "da grandi".

So di non essere normale, infatti ho iniziato all'alba dei 19 anni con un futuro incerto e in frantumi un percorso di psicoterapia; lei è brava, spero mi aiuterà, ma io ho fretta, non ce la faccio più a vivere così.
Non credo sarò in grado di iniziare l'università perchè sono bloccata dal terrore, mi ha invaso la mente.
sono cinica e non faccio che piangere e pensare che la mia vita è finita.

Avete dei consigli PRATICI su come superare questa condizione?
Non ho le palle, il coraggio, potrò mai averlo?
Potrò mai davvero cambiare?
Come non ritenermi un caso perso?
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 67
Gentile utente,

ci dice che :
"..ho iniziato all'alba dei 19 anni con un futuro incerto e in frantumi un percorso di psicoterapia;
lei è brava, spero mi aiuterà,
ma io ho fretta, non ce la faccio più a vivere così."

La fretta è una cattiva consigliera, soprattutto in psicoterapia. Come si potrebbe pensare di evolvere - come persona - verso una maggiore maturità nel giro di qualche mese, quando ci si percepisce e ci si descrive così:
".. la vita non la vivo, la penso, la calcolo, rimugino, mi spavento.
Non mi fido della mia testa, non capisco niente.
La mia frase della vita è "Non so vivere" e "ho paura"?

Potrebbe essere proprio questa fretta a portarLa a scrivere a noi, specialisti che nemmeno La conosciamo, alla ricerca di una scorciatoia "PRATICA" - come Lei dice -; anziché rivolgere alla Sua curante le Sue legittime richieste, queste:
"... consigli PRATICI su come superare questa condizione?
Non ho le palle, il coraggio, potrò mai averlo?
Potrò mai davvero cambiare?
Come non ritenermi un caso perso?"

Disperdere le proprie energie all'esterno di una relazione terapeutica, che peraltro si ritiene valida, porta ad indebolire l'energia di cambiamento posta nella relazione psicologica in presenza, con la conseguenza di depotenziarne l'efficacia.
E al contempo pone degli interrogativi sulla capacità di affidarsi.

Per tali motivi, in linea di massima si consiglia di far leggere alla propria curante il consulto inviato qui.

Saluti cordiali.
dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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