Ripetute ossessioni

Gentili dottori, sono qui per chiedervi un'informazione (ho letto molte di queste domande su questo sito, ma vorrei qualche parere e consiglio nello specifico). Sono una ragazza di 18 anni, di carattere apprensivo e ansioso. Sono stata spesso tormentata da idee ripetitive (non so se possano essere considerate ossessioni compulsive) di medio/lunga durata, del genere: eccessiva igiene delle mani, paura di contrarre HIV nei bagni pubblici, paura di essere pedofila, paura di perdere l'uso delle gambe, della vista, paure di avere istinti omicida/suicida, paura di essere omosessuale. Ciascuna di queste idee mi si presentavano come un fulmine a ciel sereno, del tipo: E SE FOSSI/E SE VOLESSI...di lì un ciclo vizioso di domande alle quali non riuscivo sempre a dare risposta e che assorbivano totalmente la mia attenzione fino all'esasperazione. Tuttavia, tutte queste idee hanno avuto il tempo che trovavano e andavano e tornavano come niente, ci sono dei periodi che mi persuadono di più altre di meno. Una di queste è sempre presente in me da almeno 4 anni, ovvero l'omosessuale. Credevo che anche questa, col tempo, avrebbe trovato una soluzione, ma non è stato così e adesso ho paura che questa condizioni perfino la mia vita. Quest'idea mi si è presentata all'incirca all'età di 14 anni e mi prese parecchio male; non facevo che osservare ragazze per capire quanto mi piacessero, rifuggivo da queste, non volevo vedere scene di nudo femminile, ero a disagio perfino con le mie amiche, mi ritrovavo a fare fantasie omosessuali che mi mortificavano. Temo che questo mi abbia portato, in seguito, a vivere in modo conflittuale il mio rapporto con l'altro sesso, quando sono cominciati. A 15 anni, i miei primi approcci con i ragazzi erano poco sereni perchè spesso più che vivere la relazione ero pronta a vedere quanto la cosa mi prendesse o meno e se non lo faceva, cominciavo a deprimermi pensando di essere omosessuale e abbandonavo la presa. Non ho molte esperienze , ma mi rendevo conto che spesso i miei rapporti con l'altro diventavano invivibili, perchè, anche se si trattava di ragazzi tranquilli, interessanti e che avrei potuto farmi andare bene, mollavo perchè mi facevo tremila domande e cominciavo a covare insofferenza, intolleranza che mi lasciavano perplessa e assorta. Incontrai un ragazzo che mi colpì particolarmente e le mie paure svanirono, ma fu breve (per sua volontà). Non passò molto tempo che il timore ritornò a farmi visita con sbalzi più o meno forti di dubbio. Ho incontrato altri ragazzi, magari non esattamente giusti per me ok, ma con i quali avrei potuto fare la mia discreta storia ed esperienza, ma mi rendo conto che a un certo punto sono invasa dalle domande sulla relazione, ribussa saltuariamente il dubbio della mia omosessualità facendomi sentire "in colpa" e facendomi perdere le reali condizioni della storia. Ho paura di rimanere sola per questo, è possibile che un pensiero mi limiti a tal punto? Ho bisogno di uno psicoterapeuta? Vorrei dei pareri
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<Ho bisogno di uno psicoterapeuta? >

Cara Ragazza,
I suoi disagi si trascinano da parecchio tempo e si ripercuotono sulla sua qualità di vita e sui suoi rapporti con i ragazzi che non riesce a vivere con serenità.

Si continua ad avvitare in rimuginazioni ossessive che le tolgono serenità, la condizionano e la limitano.

Dovrebbe rivolgersi a un nostro collega direttamente che possa valutare la sua condizione (da qui solo ipotesi) e proporle un eventuale trattamento terapeutico per far fronte in modo efficace ai suoi disagi.

L'ansia patologica, se non trattata, rischia di cronicizzarsi e peggiorare col tempo.

Legga qui
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/790-e-se-fossi-omosessuale.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/895-la-trappola-delle-ossessioni.html
https://www.medicitalia.it/salute/psicologia/27-ansia.html

Restiamo in ascolto

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Dr. Francesco Mori Psicologo, Psicoterapeuta 1.2k 33 31
Gentile ragazza,
mi accodo alle preziose indicazioni della collega, dr.ssa Rinella.
L'ansia "rimuginativa" ed il "fai da te" non vanno particolarmente d'accordo. Spesso c'è il rischio che le soluzioni pensate per tenere a bada l'ansia (come guardare le ragazze per capire se le piacciono o mettersi continuamente alla prova) non facciano altro che alimentarla.
Quindi, credo opportuna una valutazione di persona.
Spesso i pensieri disturbanti, come quelli che ci descrive, hanno cause che non sono evidenti alla persona. Un percorso psicologico potrebbe aiutarla a capire.

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

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Dr. Alessio Cammisa Psicologo, Psicoterapeuta 36 6
Carissima, posso immaginare il disagio che hai provato e che stai sperimentando ancora in questo periodo. Premesso che per effettuare una corretta diagnosi e comprenderne le possibili cause è sempre indispensabile effettuare almeno un colloquio clinico; sembra che, le paure da te descritte abbiano alla base un elevato livello d'ansia legato al tuo corpo e alle relazioni interpersonali. Ritengo che la psicoterapia potrebbe aiutarti a gestire l'ansia in modo da potere condurre una vita più serena e potrebbe, inoltre, esserti d'aiuto nel comprendere il tuo orientamento sessuale e permetterti di accettarlo e vivere con maggiore serenità anche il rapporto con il partner, riuscendo a superare i sensi di colpa e i vissuti negativi da te sperimentati.
Un caro saluto.
Alessio Cammisa

Dr. Alessio Cammisa - Psicologo, Psicoterapeuta - Psicoanalisi, EMDR - www.alessiocammisa.it, tel. 379 107 6172; @psicologo.palermo.alcamo

[#4]
dopo
Utente
Utente
Vi ringrazio per le chiare e disponibili risposte Dottori, avrei giusto qualche altra domanda da porre dunque: una seduta con uno psicoterapeuta potrebbe aiutarmi a comprendere meglio l'origine del mio disagio? Credo che i dubbi sulla propria sessualità siano normali in giovane età, è il tempo e l'ossessività con la quale questi si ripercuotono a non esserlo forse. Nel mio profondo, credo di non essere omosessuale, anche perchè non lo vorrei. Non solo per una questione di tenore di vita, contesti sociali, ma proprio per me stessa. Credo sia questo il perenne conflitto e dualismo che vive in me, la paura di essere qualcosa che non sono. Dunque, sono ansie e pensieri che possono essere tenuti a bada? Io non so quanto questi influenzino davvero la mia vita sentimentale e le mie scelte, ma sicuramente rendono tutto molto più difficile. Me ne rendo conto anche spesso dai sogni che faccio o dalle paure irrazionali che nascono in me quando sono in compagnia di un uomo. In cosa consiste più o meno una seduta presso uno psicoterapeuta? Voglio dire dopo aver esposto il problema si cerca, parlando della questione, l'origine del problema e/o si svolgono esercizi pratici? Vorrei poter essere più serena e vivere la mia sessualità con più naturalezza e spontaneità con le persone con la quale potrei e vorrei viverla e con le quali, un po' per colpa loro e un po' per colpa mia e il connubio di inesperienza e paure, non riesco. A ogni modo, vi terrò aggiornati, grazie dell'interesse che ponete per la questione.
Cordiali saluti
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Cara Ragazza,
le modalità di un percorso terapeutico variano secondo l'approccio teorico che il terapeuta abbraccia e in cui si è specializzato.
Il fine di ogni percorso terapeutico è ricondurre al benessere la persona assistita.
Il primo passo è la valutazione/diagnosi, si inzia con l'inquadrare il problema, il disagio, la difficoltà, per poi formulare gli obiettivi terapeutici da condividere con il cliente.

In questi articoli può trovare approfondimenti e informazioni utili per comprendere in cosa consiste una psicoterapia e su alcuni approcci

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

Per i disturbi d'ansia, se di questo si trattasse, sono particolarmente indicati gli approcci terapeutici focalizzati e attivi.
Il primo passo è comunque la valutazione, dopo la proposta del percorso.

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Dr. Alessio Cammisa Psicologo, Psicoterapeuta 36 6
cara utente, durante la prima seduta si cerca di identificare e specificare il problema del paziente e di collocarlo all'interno di un più ampio scenario delle problematiche e delle caratteristiche della persona, sia a livello individuale che familiare e socio-relazionale, allo scopo di valutare un possibile aiuto psicologico, o una psicoterapia, o un reindirizzo del paziente verso interventi che appaiono più appropriati alle esigenze del caso.
Successivamente, in caso di una presa in carico, si possono definire insieme obiettivi e modalità terapeutiche che, come sopra scritto dalla mia collega, variano in base all'approccio terapeutico utilizzato.
Distinti Saluti.

[#7]
dopo
Utente
Utente
Gentili dottori, ho fissato un appuntamento in uno Studio di Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale con una psicoterapeuta, sperando di trovarmi bene e che essa sia capace. Rilascerò ulteriori informazioni, magari dopo la prima visita. Spero tutto si possa risolvere in quanto i disagi, alle volte più intensi e alle volte meno, comunque mi disturbano e inquietano. Vi ringrazio per la disponibilità.
Distinti saluti.
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Dr. Alessio Cammisa Psicologo, Psicoterapeuta 36 6
"Iniziare un nuovo cammino spaventa. Ma dopo ogni passo che percorriamo ci rendiamo conto di come era pericoloso rimanere fermi" (Roberto Benigni). Le auguro un buon cammino.
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