Età che avanza, ruoli e opportunità vorrei un vostro parere e consiglio a riguardo

Buongiorno e grazie in anticipo per l’attenzione, sono un ragazzo di 24 anni, e ho un problema che mi si ripresenta ciclicamente nella mia vita
In particolare, mi piacerebbe sapere se anche altri ragazzi hanno lo stesso problema o sono solo io a viverlo (sapere magari anche se questo problema ha un nome ed è stato studiato da qualcuno)

Vi spiego, in pratica ho difficoltà ad accettare e vivere bene il passaggio di ruolo da un range d’età all’altro.

Già mi successe nel passaggio tra infanzia e adolescenza, io sviluppai un po’ in ritardo ed ero anche molto timido, già a partire dalle medie e poi nel passaggio alle superiori mi ritrovai in un ambiente molto diverso da quello che avevo vissuto fino ad allora, passare dall’infanzia spensierata e felice, in cui giocavo con gli amici, non avevo pressioni, né giudizi, sembrava tutto favoloso e stimolante e arrivare all’inizio dell’adolescenza in cui mi sentivo un pesce fuor d’acqua, mi sentivo più piccolo rispetto agli altri, poco competitivo, poco attraente per le ragazze, ero timido, ero anche fisicamente ancora gracile, il passaggio verso quel modo di trasgressione, ribellione, forza, competitività, sicurezza in sé, fu molto duro ma intorno ai 16 anni ci riuscii, anche grazie al mio primo fidanzamento.

Diciamo che intorno ai 17/18 anni iniziai a comportarmi da vero adolescente, avere le mie fasi tipicamente adolescenziali, a 20 anni iniziai ad ascoltare un certo tipo di musica, a suonare ecc

Ho amato poi l’adolescenza, l’ho esplorata pian piano, vivendo diverse esperienze, ma per pochi anni (considerando anche gli anni persi del Covid), avrei molte cose ancora da fare, mi sento ancora molto legato all’età di 15/16 anni, mi trovo di più con quelle persone ma evito di starci per non sembrare fuori luogo.

Anche con le ragazze, mi trovo bene con quelle di 17/18 anni e invece mi sento più a disagio con quelle della mia età, che trovo molto più materialiste, o che vogliono sistemarsi, poco aperte alla spontaneità.


A 24 anni, sto entrando nel mondo adulto, non posso più permettermi certe cose, comportarmi in un certo modo, vestirmi in un certo modo, vivere in un certo modo.
Mi sento limitato in tutto, indotto a prendere una strada da casa, famiglia e lavoro che trovo depressiva.

In questo caso NON perché sento di non farcela, ma proprio perché non mi va, sento che non è ancora il momento

Questa cosa si rifà indubbiamente ai ruoli sociali, e il discorso non è molto diverso dai ruoli di genere di cui si discute molto in ambito Lgbt e simili.

La differenza è che anziché essere ruoli sociali legati al sesso, sono ruoli sociali legati all’età, ma il concetto è uguale.

Se per la fluidità di genere si fa tanta sensibilizzazione, per l’età invece vieni bastonato se fai qualcosa che non si addice alla tua età.


Ha un nome questo condizione?
È frequente nei ragazzi della mia età?
Voi cosa ne pensate?
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Dr.ssa Annalisa Capozza Psicologo, Psicoterapeuta 10 2
Carissimo utente

È sicuro che non può vivere la sua vita come meglio crede e come vuole o deve per forza conformarsi alla sua idea di richieste sociali?

I nostri limiti sono solo quelli che ci autoimponiamo!

Si è sempre in tempo per diventare "grandi", ogni fase della vita ha il suo tempo.

Le fasi di transizione generano "ansia" perché è normale temere il cambiamento e ciò che non si conosce, ma proprio per questo è importante reagire cogliendo le opportunità insite nel cambiamento che ci troviamo a vivere.

Si ricordi che si cambia costantemente rimanendo sempre se stessi, quindi mai snaturarsi.

Qualora volesse intraprendere un percorso psicologico, le consiglio l'approccio breve strategico, efficace ed efficiente con protocolli di intervento calzati ad hoc per la risoluzione in tempi brevi della problematica che presenta.

In bocca al lupo!

Cordialmente

Dott.ssa Annalisa Capozza

Dr.ssa Annalisa Capozza - Psicologa Psicoterapeuta Breve Strategica

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie per la risposta! In realtà sono molto legato e appassionato alla psicologia anche io, sono riuscito a gestire e ristrutturare questi pensieri autonomamente, ed è chiaro che si, vivrò la mia vita come voglio incurante delle pressioni altrui.
Perché si, ci sono le pressioni altrui, ci sono pressioni dirette affinché vada a vivere da solo, trovi una ragazza stabile per sistemarmi, la smetta con la musica perché è una passione da ragazzini e non un lavoro vero (nonostante stia studiando anche per fare altro).

Quindi se mi chiede se sono sicuro di dovermi per forza adattare al ruolo sociale, in realtà no, affatto, non devo , ma ci sono indubbiamente delle pressioni esterne, come ci sono per i ruoli di genere, ci sono anche per altre tipologie di ruoli.

Poi sta a me decidere se vivere ugualmente come voglio fregandomene delle pressioni esterne, oppure adattarmi alle aspettative sociali ma non vivere come voglio.
Attualmente ho scelto la prima opzione, consapevole di rischi e benefici, e mi va bene così.
Anche se ho deciso di non fare alcune cose che potrebbero essere eccessive, ad esempio, evitare di uscire con persone di 16/17 anni visto che io ne ho 24, sarebbe un’eventualità in cui i possibili giudizi infamanti sarebbero più rischiosi rispetto ai benefici. Al limite, devo stare con persone un po’ più grandi ma con una mentalità più giovanile.

Quindi, non ho chiesto un consulto su ciò che dovrei fare

Quello che invece volevo chiedere, e penso possa essere interessante anche per altri che potrebbero leggere, è una riflessione su questo fenomeno e la sua eventuale frequenza nella popolazione.

Cercando su Internet appare solo il concetto di Gerascofobia, che però è ben diverso, è la paura di invecchiare, che si rifà alla paura della morte e della decadenza estetica, che è un fenomeno diffusissimo ma che non c’entra nulla con quello che sto esprimendo io.
Nel mio caso non si tratta né di paura della morte né di paura del decadimento estetico in sé, bensì è una questione prettamente sociale, di mutamento forzato del proprio ruolo sociale.

Questa condizione viene addirittura ostracizzata culturalmente, patologizzata, pensiamo alla nozione di Sindrome di Peter Pan , che per fortuna non è presente nel DSM e quindi non penso abbia valore scientifico, ma la dice lunga su come la società veda questo fenomeno.

Su Internet però non sono riuscito a trovare nulla a riguardo, vorrei perciò capire se altri psicologi hanno avuto tra le mani casi del genere, se si è mai parlato in ambito accademico dei ruoli relativi all’età e ad una loro possibile fluidificazione.
Oppure sono concetti che non interessano a nessuno